domenica 23 ottobre 2016

Come ci vuole il Patriarcato?


Come ci vuole il Patriarcato?

Il Patriarcato ci immagina inerti non so se vive o morte, ci immagina come cose. Ci immagina a volte vive per lavorare e curare ma ci immagina inerti in tutto ciò che riguarda l’uso sessuale dei nostri corpi.
di Beatriz Gimeno.

Da giorni, il volto sorridente, felice, emozionato della adolescente Lucía Pérez mi gira per la testa. Avrei preferito non vedere il suo viso né il suo sorriso. Avrei preferito non immaginarla, non immaginarla che è vissuta, che aveva sorriso, che era stata felice (a volte, credo) e che avrebbe avuto tutta la vita davanti a sé. Avrei preferito non incarnare questo dolore, non darle un volto né sorriso allo orrore. Ma l’orrore è arrivato con il sorriso di Lucia e, ora, mi è impossibile toglierlo dalla mia testa. Un uomo e il suo figliastro l’hanno rapita, drogata, l’hanno violentata anche analmente e alla fine le hanno messo un palo nell’ano. E 'morta di arresto cardiaco indotto dal dolore e dalla paura.
Ed io non sono in grado di fare uscire dalla testa questo dolore e questa paura. Non posso. Mi sveglio e la vedo, la vedo in questa settimana in cui si celebrano manifestazioni in tutto il mondo contro la violenza machista.
Ci vogliono vive, naturalmente, ma come ci vuole il patriarcato?
Il Patriarcato ci immagina inerti non so se vive o morte, ci immagina come cose. Ci immagina a volte vive per lavorare e curare ma ci immagina inerti in tutto ciò che fa nell’uso sessuale dei nostri corpi. Ci vogliono inerti quando ci vogliono violentare, impalare con pali o con i loro peni usati come armi. Perché il patriarcato non ci immagina umane, perché il patriarcato ci immagina e ci vede come oggetti scopabili, temporaneamente morte: a volte morte per sempre.
Rimanere ferma, paralizzata, come morta è ciò che ha fatto la giovane, che cinque presunti violentatori trascinarono in un portale violentandola vaginalmente e analmente, obbligandola a praticare a ciascuno di loro una fellatio, mentre gli altri guardavano, ridevano e registravano. Da queste registrazioni lei ha gli occhi chiusi, in stato confusionale, senza resistenza, è il corpo-cosa inerte ideale, fa ciò che deve fare e non si oppone. Gli occhi chiusi, i muscoli completamente consegnati, la mente completamente vuota; gli psicologi forensi hanno detto che lei non pensava, è riuscita in quel momento a non pensare.
Lei non ha provato tanto male quanto ne avrà sentito Lucia Pérez, tanto da potere allontanarsi da lì e camminare verso un altro luogo. Infatti, quando la violenza è cessata, secondo i testimoni, era disorientata e non sapeva, dove si trovasse. E’ riuscita a camminare e a lasciare dietro di sé il suo corpo.
Dato che questa giovane ha lasciato il suo corpo come morto a chi, in realtà, la voleva così, morta/cosa, c’è chi afferma che non c’è stato stupro. E i famigliari dei giovani del presunto branco di violentatori dicono che loro sono innocenti, perché sono giovani normali che non violenterebbero nessuno. Se lei fosse morta, se lei avesse rischiato la sua vita nel tentativo di difendersi, forse queste famiglie avrebbero dato valore allo stupro ma lei ha deciso di fare morire il suo corpo prima che la uccidessero in modo da uscirne viva. Alcuni vedono in quelle immagini consenso, il consenso di tante donne morte, di tante donne/cose, il consenso non allo stupro ma di fronte allo inevitabile: ci vogliono inerti, lasciateli fare e sopravvivrete.
Il giudice, viceversa, dichiara che quelle immagini sono di una violenza insopportabile. Il giudice ha saputo riconoscere cosa significa lasciare il corpo inerte, chiudere gli occhi, scinderti e sperare che l’orrore finisca. Il giudice, sì, ha visto l’atto di dominio assoluto e la terribile violenza esercitata su un corpo inerte ma vivo. In realtà, la differenza tra il giudice e chi non vede lo stupro in questo atto ha a che fare non con l’atto in sé ma con la percezione che si ha della vittima: se si riconosce piena umanità a questo corpo inerte oppure no. Il giudice la vede umana uguale a lui e per questo è in grado di vedere la violenza della quale è oggetto. Gli stupratori e i loro sostenitori la vedono inerte, quindi una cosa scopabile e lo interpretano come consenso.
Ti vogliono morta, inerte, cosa, oggetto scopabile, un buco e se il buco è di un altro allora lo si può sigillare con la colla, come ha fatto un uomo con la sua ex compagna: le ha chiuso la vagina con la colla. Lei lo aveva denunciato molte volte, aveva un ordine restrittivo, aveva trascorso anni minacciandola di ammazzarla, di porre fine a quella vita che, nonostante tutto, si impegnava a mantenersi indipendente dai desideri di lui. Lui la voleva morta e lei invece si impegnava a mantenersi viva: viva e senza di lui. Fino a quando le ha sigillato la vagina con la colla e l’ha quasi uccisa.
Tutti questi uomini sono completamente normali. La prima coppia che hanno ammazzato Lucia sono un uomo e il suo figliastro cui il primo stava insegnando come si trattano le ragazze: gli stava insegnando a divertirsi.
Il gruppo di Pamplona era il classico branco maschile che esce a caccia in ogni festa, uomini integrati, con lavoro, le cui famiglie non immaginano che siano stupratori, uomini con spose e vita normale.
Il terzo è un marito lasciato che si vede privato improvvisamente da quella vagina che crede sua.
E a ogni assassinio lo stesso problema: se avesse denunciato oppure no. Basta con l’assunto della denuncia. Basta fissarsi se avesse denunciato o no. Ci uccidono con la denuncia e senza di essa, con l’ordine restrittivo e senza. Ci ammazzano e ci stuprano perché il patriarcato non ci considera pienamente umane, perché ci immaginano cose, perché c’è un sistema di rappresentazione simbolica e materiale in cui ci fanno apparire come cose scopabili di proprietà maschile e perché questa mascolinità è bene apprezzata ovunque si eserciti, si rafforza quanto più scopano e quanto più si impongono sopra quei corpi che immaginano sempre inerti a loro disposizione.
Il danno non esiste nella immaginazione degli aggressori, perché possono soffrire solo i vivi e gli uguali e perché questi corpi disumanizzati non soffrono come umani.
Fino a quando non poniamo attenzione a loro, su come si costruisce questa mascolinità violenta, su come apprendono gli uomini a relazionarsi con le donne, su come ci vedono, ci immaginano e dove hanno appreso a immaginarci così.
Fino a quando non distruggeremo queste immagini, non ci sarà nulla da fare. Continueranno a immaginarci come morte e qualcuno di loro ci ammazzerà realmente.
Ed io ho ancora il sorriso di Lucia inchiodato nel profondo. E mi costerà molto liberarmi di lei. Aveva sedici anni, era una bambina. Dedichiamo qualche secondo per pensare al suo dolore. E, da qui, pensiamo a questo sistema fondato sulla disumanizzazione delle donne: cose a disposizione di loro.
Questo è il funzionamento di base del sistema patriarcale, che non dice che devi usare la violenza ma solamente disumanizzarci e da questo, tutta la violenza possibile.

(traduzione di Anita Silviano)

http://www.eldiario.es/…/quiere-patriarcado_6_571552885.html