venerdì 18 dicembre 2015

Io Sostengo DUNA! 19 e 20 dicembre 2015 Piazzetta Manfredi-Massa




Il Centro Antiviolenza D.U.N.A al Mercatino di Natale in Piazzetta Manfredi a Massa

Domani sabato 19 e domenica 20 dicembre dalle ore 10.00 fino alle 19.00 A.R.PA. sarà presente con uno stand del Centro Antiviolenza D.U.N.A.-Donne Unite Nell'Antiviolenza- al Mercatino di Natale di Massa. 

 

Veniteci a trovare per avere informazioni, conoscerci e 

sostenerci con un piccolo gesto di solidarietà!


Auguri di Buone Feste 

solidali!!!



domenica 13 dicembre 2015

Violenza sulle donne: Diamoci un taglio! Giovedì 17 Dicembre, Stanze del Teatro Guglielmi

Giovedì 17 Dicembre 2015 alle ore 21.15 presso le Stanze del Teatro Guglielmi l'Associazione culturale L'Incontro ci ha invitate a parlare di violenza sulle donne.

Parleremo della situazione del nostro territorio, dei dati del nostro Centro Antiviolenza D.U.N.A.-Donne Unite Nell'Antiviolenza, di come l'Amministrazione Comunale di Massa sta procedendo per far fronte a questa problematica socio-culturale.

Racconteremo i quasi due anni di attività come Centro Antiviolenza che ci vedono impegnate 24 ore su 24 in maniera del tutto volontaria per supportare tutte le donne, e i/le loro minori a carico, che vogliono uscire da situazioni di violenze, abusi, maltrattamenti. 

Due anni intensi, di duro lavoro, ma anche di successi significativi quali primo fra tutti  vedere in concreto donne che riprendono in mano le proprie vite,
 l'inserimento nell'elenco del 1522 il numero nazionale di pubblica utilità antiviolenza, 
 l'ingresso nel Coordinamento regionale dei Centri Antiviolenza TOSCA,
 la firma del protocollo provinciale antiviolenza,
 la stesura di procedure operative con le Assistenti Sociali del nostro territorio.

Tanto di cui parlare, tanto su cui riflettere,  invitiamo caldamente tutta la cittadinanza a partecipare a questa serata!

Qui il link dell'evento su FB: Violenza sulle donne: diamoci un taglio!




mercoledì 9 dicembre 2015

Perchè diciamo NO all'emendamento Giuliani detto "Codice Rosa"

A.R.PA._Associazione Raggiungimento Parità aderisce all'appello lanciato dalla rete nazionale dei Centri Antiviolenza D.I.RE. contro l'emendamento Giuliani detto "Codice Rosa"

Un emendamento alla legge di stabilità toglie diritti e libertà alle donne picchiate che vanno al Pronto Soccorso. Va ritirato immediatamente.
L’emendamento detto “Codice Rosa” n. 1.131 al ddl Atto della camera 3444 cd. Legge di Stabilità a firma Giuliani, Verini, Ferranti, Ermini, Gribaudo, Tartaglione, Bazoli, Amoddio, Mattiello, Zan, Campana, Guerini, Morani, Rostan, Pini, Locatelli, Galgano, Milanato, Polverini, D.Bianchi,  minaccia la libertà e i diritti delle donne che subiscono violenza.
L’emendamento configura infatti un percorso obbligatorio, e a senso unico: una donna che si rivolge al Pronto Soccorso sarebbe automaticamente costretta un tracciato rigido, senza poter decidere autonomamente come agire per uscire dalla violenza, e si troverebbe di fronte  un magistrato o a un rappresentante della polizia giudiziaria prima ancora di poter parlare con una operatrice di un Centro Antiviolenza che la ascolti e la sostenga nelle sue libere decisioni. L’emendamento quindi mette in pericolo l’incolumità fisica e psichica delle donne che subiscono violenza maschile, e rischia di compromettere l’emersione del fenomeno.  Questo emendamento è frutto di un analfabetismo costituzionale, legislativo, sociale e culturale.
Infatti, se l’emendamento “Codice Rosa” fosse approvato, una donna picchiata avrebbe paura di rivolgersi al Pronto Soccorso per farsi curare, già sapendo che la sua richiesta di aiuto e di prestazioni sanitarie si tradurrebbe automaticamente in una azione di polizia e poi giudiziaria. E poi chi garantirebbe l’incolumità fisica della donna dopo la visita al Pronto Soccorso? Una delle ragioni per cui le donne stentano a chiedere aiuto e a denunciare è proprio che hanno paura di essere uccise dal maltrattante se lo fanno.
L’emendamento “Codice Rosa” è in aperta contraddizione con la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica del Consiglio d’Europa. La Convenzione di Istanbul è stata sottoscritta dall’Italia ed è giuridicamente vincolante dall’agosto 2014. Per le donne che subiscono maltrattamenti prevede il diritto di disporre di un sistema di supporto coordinato tra diversi attori territoriali, come i Centri antiviolenza, i Pronto Soccorso, le forze dell’ordine formate all’uopo, servizi sociali, eccetera.
I Centri Antiviolenza, che hanno venticinque anni di esperienza nell’affrontare quotidianamente la violenza contro le donne, sono completamente cancellati dall’emendamento “Codice Rosa”. La violenza maschile contro le donne viene considerata un problema sanitario e di ordine pubblico e sicurezza, invece di essere affrontata come fenomeno strutturale e complesso di ordine politico, sociale e culturale.
L’emendamento “Codice Rosa” è in aperta contraddizione con la vigente legge 119/13, con il pur discutibile Piano Nazionale Antiviolenza appena firmato dal Governo, con tutte le leggi Regionali in materia, e annulla il ruolo fondamentale del Dipartimento delle Pari Opportunità previsto dalla legge.
Le Procure della Repubblica dovrebbero svolgere un lavoro che nulla ha a che vedere con le funzioni dell’autorità giudiziaria. E’ illecito e privo di fondamento che il Ministero della Giustizia si intesti queste attività.
Sono anni che il Ministero dell’Interno e quello della Sanità cercano di far passare il “Codice Rosa” come soluzione del problema della violenza maschile contro le donne, nonostante il parere contrario e l’opposizione di tutti coloro che hanno esperienza in questo campo, innanzitutto i Centri Antiviolenza, il mondo dell’associazionismo delle donne, le organizzazioni sui diritti umani.
Noi ci rivolgiamo alle parlamentari ai parlamentari che hanno a cuore la battaglia per mettere fine alla violenza contro le donne perché contrastino l’emendamento Giuliani, e alle firmatarie e ai firmatari perché lo ritirino.


Firme 
D.i.Re Donne in Rete contro la violenza
UDI Unione Donne in Italia
Casa Internazionale delle Donne di Roma
Associazione Nazionale Telefono Rosa
Fondazione Pangea
Ferite a morte
Associazione Lenove
Be Free, Cooperativa sociale
Giovanna Martelli, Deputata
Lea Melandri, Presidente della Libera Università delle Donne di Milano
Gabriella Paolucci, Sociologia Università di Firenze
Associazione SCOSSE
Marisa Guarneri, Fondatrice e Presidente Onoraria CADMI
Giorgia Serughetti, Ricercatrice Sociale, Università Bicocca
Michela Marzano, filosofa, politica e saggista italiana, deputata PD
Camilla Sgambato, deputata PD
Emilia Martorana – Coordinamento 21luglio Palermo
Clara Denaro, Palermo
Giusy Chirico
Simona Marino, delegata P.O. Comune di Napoli,
Stefania Giambalvo, Insegnante
Pina Mandolfo, Regista
Associazione Differenza Donna-Roma
Rosi Castellese, Arci Palermo
Maddalena Associazione di Volontariato
A.R.PA-Associazione Raggiungimento Parità
Alessandra Bozzoli
Centro Donna Lilith-Latina
Francesca Traina, Dirigente scolastico Palermo
Associazione Donn’è-Ortona
Daniela Raja, Insegnante
Enza Longo
Fausta Ferruzza
Mariella Pasinati,UDI Palermo
Annalisa Messina
Francesca Delogu
Angela Militello
Angela Galici
Antonella Monastra, Ginecologa,Consigliera comunale Palermo
Alessia Maria Marturano
Donatella Pucci
Sonia DiSilvestre
Patrizia di Rocco
Associazione Olympia de Gouges
Alessandra Notarbatolo
Cristiana Mattiello,Insegnante
Coordinamento Antiviolenza 21Luglio
Fulvia Pirrone
Giulia de Spuches,Insegnante
Marina Leopizzi
Isabella Marotta
Unite in Rete-Firenze
Rete delle Donne antiviolenza-Perugia
Marida Leuzzi
Anna Maria Ricotta
Licia Masi, Assistente Sociale
Associazione EOS-Varese
Associazione Onda Rosa-Nuoro
Maria Martino
Ermelinda dell’Erba
Barbara Beni
L’albero di Antonia-Orvieto


Per adesioni scrivete a: direcontrolaviolenza@women.it

sabato 5 dicembre 2015

Maternità surrogata che dilemma!

Oltre a voler esprimere di essere perfettamente d'accordo con la bioeticista Chiara Lalli 
Le femministe condannano la maternità surrogata. Le femministe sono contro l’utero in affitto (è il titolo dell’articolo di oggi sulla Repubblica, Femministe contro l’utero in affitto: “Non è un diritto”).
Forse sarebbe meglio dire “alcune femministe”, perché la presunzione di incarnare l’universo femminista è la stessa di decidere al posto di qualcun altro senza nemmeno chiedergli il parere (nell’articolo sulla Repubblica, più o meno a metà, lo si scrive esplicitamente: “alcune femministe”). È per il nostro bene, ovviamente, come il più feroce e infido paternalismo. Siete troppo sciocche per decidere da sole. Ci siamo noi a difendervi. Non lo avete chiesto? Pazienza. Abbiamo già detto che è per il vostro bene?
c'è una cosa che ci preme dire! Alcune di noi hanno fatto parte di Snoq (Se non ora quando?) e quindi possiamo affermare che quel movimento vasto ed originario non esiste più proprio a causa della presunzione, strumentalizzazione e di certo zero femminismo di alcune (troppe!)...quindi oltre a non rappresentare proprio nessuna, men che meno le femministe, ci chiediamo chi ancora "usi" questo slogan "Se non ora quando" facendo credere che dietro vi sia un gran numero di donne, quando chi era presente al momento della disgregazione sa che così non è...l'ennesima strumentalizzazione su un tema poi che va trattato informandosi bene, studiando casi e mantenendo sempre al centro il concetto di autodeterminazione. 



Che poi come giustamente si chiede la Lalli, anche noi ci chiediamo...come mai parlarne proprio ora? 
Aldilà di come la si pensi, sapete da quanto esiste la maternità surrogata?  A livello legislativo dagli anni '80 e a livello sociale da sempre. Consigliamo per approfondimenti la lettura del documento redatto dall'Avvocata Ida Parisi “UTERO SURROGATO: NORMATIVE A CONFRONTO”

Chi parla avrà poi sicuramente approfondito le differenze tra“maternità surrogata” (traditional surrogacy), con riferimento ad una pratica in base alla quale una donna, dietro corrispettivo o a titolo gratuito, presta il proprio utero ad una coppia di persone, impossibilitata ad avere figli a causa della impossibilità fisica della partner di portare a termine una gravidanza, impegnandosi a farsi fecondare artificialmente con il seme dell’uomo della coppia, o di un donatore, a condurre a termine la gravidanza, e a consegnare ai committenti il figlio, così concepito; e  “affitto dell’utero”(gestational surrogacy) con riferimento alla pratica in cui la donna incaricata si limita a portare avanti la gravidanza. Il materiale genetico impiegato è, infatti, interamente proveniente dalla coppia committente , o eventualmente da altri donatori.





Chi parla avrà sicuramente studiato i casi anche di quelle sorelle e madri che hanno deciso in maniera del tutto libera ed autonoma di fare questo dono. Poi che esistano casi di sfruttamento nel mondo (ad es. in Messico come in India) ovvero dove c'è un preoccupante tasso di povertà è cosa certa, ma legata soprattutto a vuoti legislativi di altri paesi (come appunto l'Italia) dove quindi le coppie scelgono dove recarsi in base anche ai prezzi proposti!
 Ma soprattutto ci chiediamo se impedire in un paese la maternità surrogata possa impedire lo sfruttamento di donne in altri paesi dove è concessa!
E ancora ci chiediamo se una donna consapevolmente decide di fare un dono ad una sua parente, amica, ecc. perchè non può farlo?

Non abbiamo la verità in tasca, in ogni caso si può essere più o meno favorevoli alla surrogacy, ma nessuna e nessuno ha il diritto di imporre la sua propria visione sull'altra/altro, così come per l'aborto e l'annosa questione che ci vede ogni tre per due impegnate a "proteggere" un diritto che dovrebbe essere del tutto acquisito e una legge quale la 194/1978.

Noi come femministe non ce la sentiamo di pontificare e di scegliere per altre, voi sì?