mercoledì 9 dicembre 2015

Perchè diciamo NO all'emendamento Giuliani detto "Codice Rosa"

A.R.PA._Associazione Raggiungimento Parità aderisce all'appello lanciato dalla rete nazionale dei Centri Antiviolenza D.I.RE. contro l'emendamento Giuliani detto "Codice Rosa"

Un emendamento alla legge di stabilità toglie diritti e libertà alle donne picchiate che vanno al Pronto Soccorso. Va ritirato immediatamente.
L’emendamento detto “Codice Rosa” n. 1.131 al ddl Atto della camera 3444 cd. Legge di Stabilità a firma Giuliani, Verini, Ferranti, Ermini, Gribaudo, Tartaglione, Bazoli, Amoddio, Mattiello, Zan, Campana, Guerini, Morani, Rostan, Pini, Locatelli, Galgano, Milanato, Polverini, D.Bianchi,  minaccia la libertà e i diritti delle donne che subiscono violenza.
L’emendamento configura infatti un percorso obbligatorio, e a senso unico: una donna che si rivolge al Pronto Soccorso sarebbe automaticamente costretta un tracciato rigido, senza poter decidere autonomamente come agire per uscire dalla violenza, e si troverebbe di fronte  un magistrato o a un rappresentante della polizia giudiziaria prima ancora di poter parlare con una operatrice di un Centro Antiviolenza che la ascolti e la sostenga nelle sue libere decisioni. L’emendamento quindi mette in pericolo l’incolumità fisica e psichica delle donne che subiscono violenza maschile, e rischia di compromettere l’emersione del fenomeno.  Questo emendamento è frutto di un analfabetismo costituzionale, legislativo, sociale e culturale.
Infatti, se l’emendamento “Codice Rosa” fosse approvato, una donna picchiata avrebbe paura di rivolgersi al Pronto Soccorso per farsi curare, già sapendo che la sua richiesta di aiuto e di prestazioni sanitarie si tradurrebbe automaticamente in una azione di polizia e poi giudiziaria. E poi chi garantirebbe l’incolumità fisica della donna dopo la visita al Pronto Soccorso? Una delle ragioni per cui le donne stentano a chiedere aiuto e a denunciare è proprio che hanno paura di essere uccise dal maltrattante se lo fanno.
L’emendamento “Codice Rosa” è in aperta contraddizione con la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica del Consiglio d’Europa. La Convenzione di Istanbul è stata sottoscritta dall’Italia ed è giuridicamente vincolante dall’agosto 2014. Per le donne che subiscono maltrattamenti prevede il diritto di disporre di un sistema di supporto coordinato tra diversi attori territoriali, come i Centri antiviolenza, i Pronto Soccorso, le forze dell’ordine formate all’uopo, servizi sociali, eccetera.
I Centri Antiviolenza, che hanno venticinque anni di esperienza nell’affrontare quotidianamente la violenza contro le donne, sono completamente cancellati dall’emendamento “Codice Rosa”. La violenza maschile contro le donne viene considerata un problema sanitario e di ordine pubblico e sicurezza, invece di essere affrontata come fenomeno strutturale e complesso di ordine politico, sociale e culturale.
L’emendamento “Codice Rosa” è in aperta contraddizione con la vigente legge 119/13, con il pur discutibile Piano Nazionale Antiviolenza appena firmato dal Governo, con tutte le leggi Regionali in materia, e annulla il ruolo fondamentale del Dipartimento delle Pari Opportunità previsto dalla legge.
Le Procure della Repubblica dovrebbero svolgere un lavoro che nulla ha a che vedere con le funzioni dell’autorità giudiziaria. E’ illecito e privo di fondamento che il Ministero della Giustizia si intesti queste attività.
Sono anni che il Ministero dell’Interno e quello della Sanità cercano di far passare il “Codice Rosa” come soluzione del problema della violenza maschile contro le donne, nonostante il parere contrario e l’opposizione di tutti coloro che hanno esperienza in questo campo, innanzitutto i Centri Antiviolenza, il mondo dell’associazionismo delle donne, le organizzazioni sui diritti umani.
Noi ci rivolgiamo alle parlamentari ai parlamentari che hanno a cuore la battaglia per mettere fine alla violenza contro le donne perché contrastino l’emendamento Giuliani, e alle firmatarie e ai firmatari perché lo ritirino.


Firme 
D.i.Re Donne in Rete contro la violenza
UDI Unione Donne in Italia
Casa Internazionale delle Donne di Roma
Associazione Nazionale Telefono Rosa
Fondazione Pangea
Ferite a morte
Associazione Lenove
Be Free, Cooperativa sociale
Giovanna Martelli, Deputata
Lea Melandri, Presidente della Libera Università delle Donne di Milano
Gabriella Paolucci, Sociologia Università di Firenze
Associazione SCOSSE
Marisa Guarneri, Fondatrice e Presidente Onoraria CADMI
Giorgia Serughetti, Ricercatrice Sociale, Università Bicocca
Michela Marzano, filosofa, politica e saggista italiana, deputata PD
Camilla Sgambato, deputata PD
Emilia Martorana – Coordinamento 21luglio Palermo
Clara Denaro, Palermo
Giusy Chirico
Simona Marino, delegata P.O. Comune di Napoli,
Stefania Giambalvo, Insegnante
Pina Mandolfo, Regista
Associazione Differenza Donna-Roma
Rosi Castellese, Arci Palermo
Maddalena Associazione di Volontariato
A.R.PA-Associazione Raggiungimento Parità
Alessandra Bozzoli
Centro Donna Lilith-Latina
Francesca Traina, Dirigente scolastico Palermo
Associazione Donn’è-Ortona
Daniela Raja, Insegnante
Enza Longo
Fausta Ferruzza
Mariella Pasinati,UDI Palermo
Annalisa Messina
Francesca Delogu
Angela Militello
Angela Galici
Antonella Monastra, Ginecologa,Consigliera comunale Palermo
Alessia Maria Marturano
Donatella Pucci
Sonia DiSilvestre
Patrizia di Rocco
Associazione Olympia de Gouges
Alessandra Notarbatolo
Cristiana Mattiello,Insegnante
Coordinamento Antiviolenza 21Luglio
Fulvia Pirrone
Giulia de Spuches,Insegnante
Marina Leopizzi
Isabella Marotta
Unite in Rete-Firenze
Rete delle Donne antiviolenza-Perugia
Marida Leuzzi
Anna Maria Ricotta
Licia Masi, Assistente Sociale
Associazione EOS-Varese
Associazione Onda Rosa-Nuoro
Maria Martino
Ermelinda dell’Erba
Barbara Beni
L’albero di Antonia-Orvieto


Per adesioni scrivete a: direcontrolaviolenza@women.it