mercoledì 20 novembre 2013

SCIOPERO DELLE DONNE 25 Novembre 2013

Il 25 novembre per la “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne” 


ARPA aderisce all'iniziativa "Lo Sciopero delle Donne" per fermare la cultura della violenza!








"...Chiediamo di poter vivere in una società che vuole realmente cambiare la Cultura che alimenta questa mentalità maschilista, patriarcale, trasversale, acclarata e spesso occulta, che noi riteniamo totalmente responsabile della mancanza di rispetto per le donne, e che non fa nulla per fermare questo inutile e doloroso femminicidio italiano.Chiediamo che la parola femminicidio non venga più sottovalutata, svilita, criticata. Perché racconta di un fenomeno che ancora in troppi negano, o che sia qualcosa che non li riguarda. O addirittura che molte delle donne uccise o violate, in fondo in fondo, qualche sbaglio lo avevano fatto. Quanta disumanità nel non voler vedere il nostro immenso lavoro, quello pagato e quello non pagato, il lavoro di cura e riproduttivo, il genio, la creatività, il ruolo multiforme delle donne.Chiediamo di fermarci. A tutte: madri, sorelle, figlie, nonne, zie, compagne, amanti, mogli, operaie, commesse, maestre, infermiere, badanti, dirigenti, fornaie, dottoresse, farmaciste, studentesse, professoresse, ministre, contadine, sindacaliste, impiegate, scrittrici, attrici, giornaliste, registe, precarie, artiste, atlete, disoccupate, politiche, funzionarie, fisioterapiste, babysitter, veline, parlamentari, prostitute, autiste, cameriere, avvocate, segretarie.Fermiamoci per 24 ore da tutto quello che normalmente facciamo. Proclamiamo uno sciopero generale delle donne che blocchi questo maledetto paese. Perché sia chiaro che senza di noi, noi donne, non si va da nessuna parte. Senza il rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo non c’è società che tenga. Perché la rabbia e il dolore, lo sconforto e l’indignazione, la denuncia e la consapevolezza, hanno bisogno di un gesto forte.Scioperiamo per noi e per tutte le donne che ogni giorno rischiano la loro vita. Per le donne che verranno, per gli uomini che staranno loro accanto."






Clikka Qui per vedere città per città tutti gli eventi organizzati in occasione dello sciopero delle donne, tra cui il nostro a Massa!

25 Novembre, ARPA prosegue il cammino di genere nelle scuole!

A.R.PA. in collaborazione con Soroptimist International Club di Apuania sta portando avanti nelle scuole superiori un percorso per capire e contrastare la violenza di genere.
Il primo incontro si è tenuto il 16 Novembre presso l'Istituto Alberghiero "G.Minuto" di Massa e proseguirà il 25 presso L'Istituto "E. Barsanti" in occasione della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza sulle Donne e dello Sciopero delle donne, a cui abbiamo aderito come Arpa e che vede in questa iniziativa il nostro contributo per fermare la cultura della violenza di genere. È,  infatti,  proprio partendo dalle scuole, agendo sulle giovani generazioni, che possiamo cercare di cambiare questa cultura efficacemente .


Un percorso che sarà esteso anche ad altre scuole e che ha visto un pieno coinvolgimento delle/ei ragazze/i che con la loro energia e voglia di esprimersi hanno dato conferma di quanto ci sia bisogno di questo genere di interventi.

Dibattere, sperimentare un laboratorio di idee sulla violenza di genere, affrontare problemi dal punto di vista della legge, della società e della cultura dominante, il tutto con un attento sguardo alle opinioni delle/ei giovani.










martedì 12 novembre 2013

Multitasking: la nuova schiavitù delle donne (da Un Altro Genere di Comunicazione)

Multitasking: la nuova schiavitù delle donne

Oggi non esiste quotidiano online che non abbia il suo bel ghetto rosa. Nei ghetti rosa si parla di “cose da donne”, tipo la famiglia, i figli, i femminicidi. Sono le donne che curano la famiglia, sono le donne che fanno i figli, sono le donne che vengono ammazzate.
Cose da donne, appunto, che trovano spazio in sezioni separate, quelle che gli uomini non leggono, quelle che non riguardano gli uomini, quelle in cui si parla di violenza contro le donne, cosa vuoi che c’entrino gli uomini?
Nei ghetti rosa c’è una netta separazione tra maschile e femminile, non si mischia niente, i ruoli sono quelli dati e non si mettono in discussione, al massimo si cercano strategie per stare più comod* in questo status quo. Ad esempio, il fatto che siano le donne a doversi occupare di casa e figli è un dato insindacabile, ma dal momento che siamo donne emancipate e progressiste lavoriamo pure fuori di casa, disoccupazione e precariato permettendo, e dobbiamo quindi trovare un modo per riuscire a fare splendidamente bene tutte e due le cose.
Conciliazione. E’ questa la parolina magica.
La conciliazione è un diritto, scrivono in questo post della 27esima ora, spazio “rosa” del corriere.it, nato proprio per aiutare quelle donne che devono riuscire a fare tutto, quelle a cui la giornata intera non basta, che hanno bisogno di qualche ora in più, perché è faticoso essere mamme, mogli, cuoche, cameriere, badanti, lavoratrici.
Ma le donne possono continuare ad essere tutto ciò, l’importante è che imparino a conciliare.
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Come? Una soluzione potrebbe essere quella di smettere di dormire, non in senso figurato, ma letterale. E’ sempre la 27esima ora a proporci questa, sembrerebbe poco salutare, soluzione, attraverso l’esempio di una donna che è arrivata ai piani alti privandosi del sonno e di una vita. Giovanna di Rosa, consigliera del consiglio superiore della Magistratura, parla di se stessa e del ruolo che è riuscita a raggiungere in questi termini:
“È  il trucco di noi donne che abbiamo a cuore la professione, dormiamo pochissimo. Registriamo fisiologici rallentamenti di carriera per seguire i figli e le notti ci servono per recuperare”
Aggiunge poi che le donne riescono comunque ad essere più brave degli uomini sul posto di lavoro nonostante i “doveri” di cura; a questo punto la giornalista si sente autorizzata a intervenire con questa perla:
“O forse dovremmo dire che sono più brave grazie a quegli oneri che loro sottotraccia, aiutate dall’istinto, riescono a trasformare da vincolo in risorsa.”
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effetti collaterali della privazione del sonno in nome del multitasking
Non solo non si mette in discussione il fatto che a prendersi cura di casa, famiglia, figli ecc. debba essere la donna, ma addirittura si ha il coraggio di far passare questo come un vantaggio per le stesse donne, una loro forza.
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Non è un dovere, non è una mazzata che ricade solo sulle spalle femminili, è una risorsa! Cambiare i pannolini, svegliarsi la notte per cullare il bebè, assistere l’anziano genitore/suocer*, lucidare le stoviglie, stirare, cucinare, andare a fare la spesa, si chiamano risorse, noi donne abbiamo l’istinto che trasforma questi compiti gravosi in risorse. Teniamocela stretta questa risorsa, che il marito non ci sottragga il piatto da lavare, che il figlio maschio non apparecchi la tavola, che il fidanzato non si stiri la camicia da solo, perché come sanno fare queste cose le donne non le sa fare nessun uomo, noi c’abbiamo l’istinto per queste cose.
Trasformano le nostre catene in risorsa e il gioco è fatto. Non solo le cose non cambieranno, ma verranno così delegittimate tutte quelle voci che vorrebbero che le cose cambiassero, insensate verranno definite le battaglie delle donne: avete la famiglia e avete il lavoro, di cosa vi lamentate?
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Conciliare è la soluzione, conciliare non è difficile per le donne. Ce lo insegnano le ricerche dei non meglio identificati studiosi di varia provenienza geografica. Sono inglesi quelli di Repubblica.it e lo hanno provato che le donne sono più multitasking degli uomini, sono israeliani quelli della 27esima ora, ma sostengono la stessa cosa, le donne hanno una innata capacità di fare contemporaneamente più cose. L’uomo avrebbe delle parti del cervello un po’ addormentate e questo intorpidimento di aree cerebrali li renderebbe incapace di dedicarsi contemporaneamente a più compiti. Noi donne invece rimaniamo incastrate in questa favoletta del multitasking, legittimata da studi neurosessisti, scrupolosamente riportati nei ghetti rosa delle varie testate giornalistiche e alimentata dal concetto di “naturalità” – le donne sono nate per questi compiti – fino ad arrivare a parlare in termini positivi di un “tempo delle donne”, intrinsecamente diverso da quello degli uomini.
Il “tempo delle donne” è anche il titolo di un progetto, che coinvolge la 27esimaora, IoDonna e ValoreD. Al centro naturalmente c’è il concetto di conciliazione, intorno al quale donne di destra, di “sinistra”, del pd, del pdl, giornaliste, ecc. si riuniscono tutte e fanno proposte, tra cui quella dello smart working, o telelavoro.
Il telelavoro andrebbe favorito con una legge, dicono, perché il telelavoro si adatta alla perfezione al “tempo delle donne”. Per lavorare le donne non dovranno più mettere piede fuori di casa, grazie alle loro innate capacità multitasking potranno lavorare al telefono e nel frattempo girare il sugo, non dovranno più lasciare il loro regno, perché se c’è un “tempo delle donne” ci sarà anche uno “spazio delle donne” e questo spazio è la casa. Chiameranno “spazio delle donne” quella che è in realtà una prigione, manterranno lo status quo e delegittimeranno i dissensi, sminuiranno le lotte.
Ad un uomo il telelavoro non serve, i suoi neuroni non saprebbero comunque coinciliare famiglia e carriera, no? E poi, comunque, è l’ambito del successo lavorativo quello che le donne vogliono esaltare del proprio marito/figlio/compagno, non certo vederlo alle prese con i pannolini e il detersivo.
Allora, donne, avete la famiglia e il telelavoro e il marito che può fare carriera, ma di cosa vi lamentate?