giovedì 13 giugno 2013

#NoSlot. La ludopatia, una dipendenza "azzardata"!



Tra i maschi in genere il disturbo inizia negli anni dell’adolescenza, mentre nelle donne inizia all’età di 20-40 anni.
Secondo alcune stime americane la ludopatia può interessare il 2-4% della popolazione, rappresentando dunque anche un importante problema di salute pubblica.
Secondo alcuni autori, la ludopatia è la patologia da dipendenza a più rapida crescita tra i giovani e gli adulti."


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Riportiamo anche l'interessante post 
 
In Italia sono 800.000 le persone affette da Ludopatia, 2.000.000 quelle a rischio. La Ludopatia è una dipendenza (riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) al pari delle dipendenza da alcool e dalle droghe. Giocare è facile, avvincente e nel nostro paese le occasioni non mancano, dalle slot machine situate ovunque ai gratta e vinci che vendono anche alle poste così, quando ti ritrovi in fila per pagare un bollettino, ti viene offerta la possibilità di sognare.Vincere, dare una svolta alla propria vita, fantasticare su quello che potresti fare con tanti soldi  …  e allora pensi che valga la pena buttare via due euro, poi cinque, poi dieci, poi cento…
Per un sogno così in Italia si spendono 1260 euro a testa, neonati compresi e su questo sogno la mafia fa affari d’oro come denuncia Libera nel suo dossier: Azzardopoli. 
Secondo i dati dell’Eurispes i giocatori appartengono alle fasce sociali più deboli: disoccupati, indigenti, persone con una bassa scolarizzazione. Il Telefono Azzurro denuncia inoltre un 12% di adolescenti coinvolto nei giochi online, percentuale che arriva al 27% con i giochi tipo Gratta e Vinci. La dipendenza da gioco è una vera e propria piaga sociale, chi ne è affetto spesso nega di avere un problema di dipendenza, racconta bugie e in molti casi si spinge a rubare a familiari e amici pur di continuare a giocare. Lo Stato, nella scorsa legislatura, ha istituito un “Osservatorio sui rischi da dipendenza da gioco”, lo stesso Stato che gestisce il gioco d’azzardo … certo che il conflitto d’interessi nel nostro paese regna sovrano. Il gioco viene venduto continuamente, in tantissimi luoghi, sui giornali, nelle radio, in tv e si usano immagini seducenti per accattivare gli eventuali avventori, ci mostrano persone comuni che “ce l’hanno fatta”.
Si vende felicità e non si raccoglie la disperazione, più aumenta la crisi più aumentano le famiglie rovinate da chi è affetto da compulsività da gioco e, oltre questo, sono aumentati gli italiani che si rivolgono ai maghi. Le illusioni a quanto pare vanno forte e viene da pensare che sia davvero più facile attaccarsi “ai sogni” piuttosto che ricercare e coltivare solidarietà.
Non so davvero se il proibire il gioco possa fare bene o male alla causa, so quello che il proibizionismo può generare.
Non ho studiato psicologia, non posso sapere cosa possa scatenare la compulsività da gioco, né quali siano i percorsi terapeutici più indicati.
Non m’intendo di leggi, non so cosa potrebbe attuare un legislatore in materia, ma so che tutti si dovrebbero adoperare per prevenire questa patologia e so che attaccarsi alle illusioni di un gioco o alle indicazioni di un sedicente mago è svilire la propria vita, non averne cura.
Io so che in un momento di crisi io posso contare sulla mia famiglia, sui miei amici, su una rete che mi sostiene, mi chiedo perché altre persone preferiscano le illusioni ai rapporti umani, forse perché è proprio l’umanità che si è un po’ persa?
In questa società siamo continuamente bombardati da immagini vincenti, da falsi miti di potenza e bellezza stereotipata e, per assurdo, ci vergognano se non siamo all’altezza di quello che ci viene proposto. Se invece ce ne fregassimo di rispettare certe immagini, coltivassimo di più le amicizie e imparassimo a dividere e condividere quello che abbiamo? Ho constatato come in paese decisamente più povero del nostro la rete di solidarietà fra amici, parenti e vicini di casa, permetta non solo la sopravvivenza ma una vita decisamente più serena e meno angosciante della nostra.
Come ho scritto prima io davvero non so cosa si possa fare di concreto per debellare una piaga come la compulsività da gioco, ma so che dipende da noi non accettare le illusioni e cercare di ribellarci ad un sistema marcio. Dipende da noi coltivare buoni rapporti umani e educare i nostri figli affinché diventino adulti saggi, dipende da noi condannare la mafia, non incentivarla e chiedere, anche nel nostro piccolo, allo Stato che non si faccia più complice di questa schifezza.
http://sabrinaancarola.over-blog.com/-noslot-preferiamo-i-rapporti-umani

13 giugno 2013

mercoledì 5 giugno 2013

LO STUPRO MEDIATICO. IENE E SCIACALLI!


A.R.PA., come associazione impegnata nella LOTTA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, aderisce all’iniziativa de LA RETE DELLE RETI FEMMINILI
https://www.facebook.com/notes/la-rete-delle-reti-femminili/servizi-delle-iene-sesso-o-stupro-informazione-o-violenza-direttore-rispondi/471518329598341

Al Direttore di rete Luca Tiraboschi • luca.tiraboschi@mediaset.it
E, per conoscenza:
Uff. Stampa programmazione di Italia Uno • gent.ma Tiziana Mazzola ufficiostampa@mediaset.it
Redazione di Le Iene • redazioneiene@mediaset.it
SLC – Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione • segreteria.nazionale@slc.cgil.it
al segretario Francesco Aufieri

Egregio Direttore,
ultimamente un notissimo programma di intrattenimento e informazione di Italia1, Le Iene, reso molto popolare da servizi di denuncia che portano alla luce episodi di ingiustizie, truffe e corruzione, si è reso (inaspettatamente) portatore di contenuti fuorvianti e pericolosi riguardo alla percezione del tragico fenomeno della violenza di genere.
Al punto di raccogliere l’idea, sostenuta da alcuni, che le denunce presentate dalle donne contro violenze sessuali e domestiche, o atti di pedofilia, sia in gran parte “falsa”, addirittura indotta da un presunto malcostume femminile di denunciare “falsi abusi” al puro scopo di fare dispetti a persone di sesso maschile o di ricattare i rispettivi compagni.
Un’idea rivoltante, che nessun riscontro ha nella realtà, e che comporta il gravissimo pericolo di alzare ulteriormente il tasso di misoginia in un paese che vanta già un tristissimo primato nel continuo susseguirsi di femminicidi.
Un’idea che fa capolino anche in un servizio dall’eloquente titolo “Stupro.. o sesso?”
[http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/392733/casciari-sesso-o-stupro-.html]
presentato nella puntata del 2 giugno, in cui si mette in dubbio una sentenza di colpevolezza per stupro aggravato, senza alcun elemento serio. Dunque sulla base di cosa? Del parere dei due condannati.
Un servizio che ci ha profondamente indignato. I due uomini, condannati a 5 anni per stupro di gruppo e lesioni personali aggravate, hanno potuto dichiarare, davanti a milioni di persone, che la sentenza è persecutoria in quanto basata praticamente sul nulla: loro sono innocenti, in quanto adescati da una donna che ha richiesto di far sesso con loro. Cioè il quadro è esattamente lo stesso fornito eternamente dagli accusati, in tutti i processi per stupro che si rispettino: le vere vittime sono loro, mentre il colpevole è chi denuncia lo stupro. Una donna colpevole di calunnia e di avere ingiustamente devastato la loro vita di bravi ragazzi e lavoratori.
In nessun conto sono tenute le lesioni riscontrate dalla vittima al pronto soccorso:abrasioni agli arti, ecchimosi diffuse in tutto il corpo e sul volto. Secondo l’autorevole parere degli intervistati la ragazza se li è procurati nella passione di un atto consenziente: girandosi più volte nell’erba, e poi stava carponi sul terreno, è normale che avesse dei graffietti sulle ginocchia.
E perché la ragazza avrebbe deciso di affrontare un processo per stupro?
perché il giorno dopo si sarà pentita: di cosa? della sua intraprendenza sessuale, e avrà voluto dimostrare che non era colpa sua, andando così a denunciare i due sconosciuti al solo scopo di danneggiarli.
E cosa avrebbe giustificato un servizio che, oltre a colpevolizzare una vittima, infanga il lungo e paziente lavoro degli inquirenti? inesistenti risvolti oscuri.
In conclusione, il conduttore commenta la vicenda adombrando che questa sentenza non convince, e conclude dicendo: non esprimiamo giudizi, ma aspettiamo l’esito del processo di appello.
Si, anche noi. Con fiducia verso la magistratura, che non pensiamo metta in atto strategie persecutorie verso il genere maschile.
Ultimo, e non meno importante: i processi si devono fare solo nelle aule di giustizia, dove sono valutati gli elementi reali per farli. Non in tv, per giunta dando la parola ai soli accusati.
Ferme tutte le garanzie costituzionali a difesa degli imputati e delle vittime, la giustizia “fai da te” suggerita in questo servizio delle Iene è inaccettabile nella tesi adombrata, e anche nel metodo, gravemente scorretto.
Pensiamo che il programma e i responsabili di rete si debbano scusare, e sconfessare senza reticenze simili contenuti e la filosofia che vi è sottesa.
Noi, invitando a una maggiore vigilanza nella qualità dei messaggi, e negli esiti che possono avere,chiediamo le scuse formali del programma e dei responsabili di rete.
3 Giugno 2013

Consigliamo anche la lettura di questo interessante punto di vista maschile: http://questouomono.tumblr.com/post/52171276587/questo-uomo-no-35-the-hyenas