venerdì 30 settembre 2011

NO Legge Bavaglio: contro il comma ammazza blog!


Valigia Blu contro il comma ammazza blog. Un post a reti unificate. E ci siamo anche noi, naturalmente. Se neppure i blog hanno diritto di esistere… Buona lettura e buona lotta!
>>>^^^<<<
Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.

Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.
Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.
Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.
Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.

Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.
Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.
QUI l’articolo completo

Fonte: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/09/29/noleggebavaglio-contro-il-comma-ammazza-blog/ 

mercoledì 28 settembre 2011

Donne e web, aspettando Internazionale

di Francesca Sanzo
28 settembre 2011 


 

Sabato 1 ottobre alle 11 sarò al Liceo Ariosto di Ferrara – nell’ambito del Festival di Internazionale – con Loredana Lipperini e Giovanna Cosenza per un dialogo con gli studenti. “Sguardo diverso sulla donna” il titolo dell’evento.

L’incontro, aperto a tutti, sarà fortemente interattivo e gli studenti hanno preparato per noi molte domande.

Io non sono una scrittrice e se sono a un incontro letterario su questi temi è per Donne Pensanti, il progetto/associazione a cui ho contribuito a dare vita e che parte dal presupposto che la Rete è una risorsa fondamentale per fare cittadinanza attiva e contrastare gli stereotipi di genere.
Contemporaneamente all’evento a cui partecipo io, nel programma del Festival ce n’è un altro a cui sarei andata molto volentieri e il cui titolo mi ha spinto ad alcune riflessioni: “L’illusione del web. I limiti dell’attivismo online con Evgeny Morozov e Luca Sofri.

Secondo Morozov non è vero che le rivolte di piazza a Teheran, a Tunisi e al Cairo non ci sarebbero state senza internet e anzi, l’entusiasmo mediatico secondo cui twitter e facebook sono stati fondamentali è molto pericoloso perché porta a sottovalutare le vere ragioni dei cambiamenti sociali.  Il giornalista è convinto che la Rete sia soprattutto lo strumento con cui i regimi totalitari possono mantenere il controllo e il potere, attraverso l’analisi dei dati che i cittadini mettono on line ogni giorno.

Nel preparare il mio intervento ferrarese, ho cercato di non prescindere da queste posizioni e ho provato a chiedermi che cosa sta facendo la Rete per la causa del ruolo della donna in Italia.

Partecipo quotidianamente a numerose discussioni on line, faccio rete con altre persone e associazioni che  - come noi di Donne Pensanti – sentono l’urgenza di promuovere modelli non stereotipati di femminile e invocano una rivoluzione culturale che parta da ogni singolo cittadino.

Organizziamo eventi, Bar Camp, dialoghiamo con i marchi pubblicitari che propongono spot svilenti e stereotipati, ci confrontiamo, raccontiamo e cerchiamo di sensibilizzare una larga fetta dell’opinione pubblica perché una diversa rappresentazione della donna in politica, nel mercato del lavoro e sui media venga inserita nell’agenda del nostro Paese come questione che ci riguarda tutti e da cui una democrazia matura non può prescindere.

Eppure la Rete nasconde anche delle insidie. La rete si basa sui legami deboli e il rischio che l’attivismo rimanga una pratica “a sforzo zero” è elevatissimo: ci vuole un attimo a cliccare “mi piace” su un contenuto che condividiamo, su una causa che vogliamo fare nostra, ma poi?

Dopo esserci liberati la coscienza, il nostro impegno si esaurisce in una veloce pressione sul mouse.

La community di Donne Pensanti è nata con il presupposto di essere semplicemente un luogo digitale dove concordare azioni sul territorio: volantinaggio, eventi locali in luoghi non convenzionali, gruppi di riflessione. Non è mai stato molto facile. Ogni progetto si è scontrato (e spesso abbiamo dovuto riconfigurarlo e semplificarlo) con la grandissima quantità di proposte operative, spesso meravigliose, che però chiedevano ad altri di essere portate a termine.  I legami deboli della Rete si rompevano dove necessitava l’incontro fisico, l’impegno di tempo, lontano dallo schermo di un computer.

Non sempre. In molti casi siamo riusciti ad annodare fili, tessere reti e creare legami che il territorio o la costanza hanno aiutato a diventare forti e fattivi. Il consiglio direttivo dell’associazione – nata dal progetto – si è costituito on line e ora siamo 7 amici che collaborano volontariamente a un obiettivo comune, ognuno mettendo moltissime energie.

Abbiamo creato partnership con altre associazioni e blogger e nel tempo la dispersione di energie della Rete è stata “domata” a favore di un obiettivo comune:  fare massa critica con le realtà che sul territorio si occupano di questi temi, creando un ecosistema fatto di pluralità, ma che sappia sviluppare anticorpi comuni e consolidarsi come movimento.

E se da un lato la Rete può essere dispersione, certamente “controllo”, facilmente abbaglio, anche quando i presupposti di partenza sono forti e chiari, anche quando siamo consapevoli della nostra volontà di voler essere cittadini attivi, dall’altro è una risorsa indispensabile.

Giornalismo dei cittadini, passaparola virale e capacità di creare legami con persone molto lontane da noi sono valori aggiunti, ma solo se siamo consapevoli che ogni medaglia ha anche il suo risvolto, che non è sul divano o davanti al computer che si fanno i cambiamenti e che la tentazione di demandare la nostra responsabilità civile al leader è sempre in agguato, sia che si tratti di un politico o ricco imprenditore, sia che lo si chiami Community Manager o blogger.

La rete sta contribuendo ad amplificare le battaglie di un movimento variegato e molteplice, fatto di voci e istanze diverse e sta facendo emergere le narrazioni delle donne normalmente taciute dai media tradizionali: ma questa è soprattutto informazione e coordinamento.

In piazza ci vanno le persone. Gli eventi, le manifestazioni, lo spirito critico lo costruiscono le persone.

Dal 2008 circa, quando un fermento vivo e plurale ha ripreso forza, i movimenti a favore delle donne in Italia si sono moltiplicati. Inizialmente eravamo voci sparse sul web. Abbiamo cominciato a parlare tra di noi, a incontrarci prima su facebook e poi nelle strade, nelle piazze, nelle osterie. Abbiamo portato in giro cartelli, dopo averli scaricati e stampati dalla Rete e ci sono stati il 13 febbraio e sono nate manifestazioni spontanee ovunque, gruppi ovunque.

Se non ora quando non avrebbe avuto la forza che ha avuto se non ci fossero stati il supporto di Media tradizionali e la presenza di nomi importanti (giornaliste, registe, attrici), ma le piazze del 13 febbraio non sarebbero state tanto belle se tutti i movimenti precedenti a quello non avessero deciso, in maniera corale, di impegnarsi per l’obiettivo comune, accordandosi sul web, offrendo informazioni anche se non partivano dal proprio nodo.

Pubblicità che ammiccano al movimento, spesso in maniera strumentalizza e strumentalizzante, ce ne sono. Ne parlano le televisioni e i giornali.

Ci chiamano “Nuovo Femminismo”. Qualcuno ci etichetta. L’agenda politica non è ancora pronta (e come potrebbe?) a mettere all’ordine del giorno questioni pressanti come la tutela del lavoro per le donne, la promozione di modelli non svilenti e di una cultura del rispetto nei nostri confronti. La maternità è venerata ma non tutelata.

Ma noi ci siamo e il web serve a contarci e a farci sentire. Poi però bisogna infilare le scarpe, rimboccarsi le maniche e scendere in strada. E lo dovremmo fare tutti insieme: donne, uomini, vecchi, giovani, adulti.

martedì 27 settembre 2011

Una bella idea. LA LISTA DEI BUONI PROPOSITI DEI "DISERTORI" DEL PATRIARCATO

Io l'ho scoperta da poco ma è già stata pubblicata in gennaio.  E' una lista di buoni propositi  (e a noi piacciono molto le liste, come il sondaggio qui a destra della homepage del blog :) ed è il frutto di un lavoro collettivo da parte di alcuni uomini che partecipano alla mailing list di Femminismo a sud e che si sono definiti "disertori" del patriarcato. Per chi non conoscesse i disertori, credo che questa lista sia un buon modo per avvicinarsi ad un altro modo di essere uomo, lontano anni luce dalle gabbie degli stereotipi di genere.
La copincollo interamente di seguito perché non solo è ben fatta ma perché secondo me dovrebbe essere diffusa e fatta leggere a più uomini - ma anche donne - possibile. Qui trovate il post originale: 

Buoni propositi per il 2011

1. Per troppo tempo, molti di noi hanno trascurato la salute fisica, mentale e spirituale. Prendiamoci cura di noi stessi, senza demandare la responsabilità della nostra cura ad altre/i.

2. Prendiamoci la responsabilità di mantenere e preservare le nostre relazioni sociali. Inviare biglietti di auguri, acquistare i regali per i nipoti, ricordare i compleanni, o anche solo organizzare cene per stare in compagnia, sono attività che ci mantengono vivi ed in relazione con altre/i. Smettiamola di lasciare ad altre/i la gestione della nostra rete sociale! Ricordiamo in prima persona a chi ci sta vicino che teniamo alle loro parole e alla loro presenza.

3. Ascoltiamo le donne, senza interrompere, senza smentire immediatamente, senza criticare o deridere solo perché sono donne. Ascoltare, comprendere, rispondere in modo pertinente sull’argomento e non in base al genere dell’interlocutrice/ore. E tenendo la bocca chiusa abbastanza a lungo, potremmo imparare qualcosa!
4. Facciamo attenzione, nelle nostre attività e/o discussioni, a quanto diamo peso alle opinioni, alla parola ed alla presenza di altre soggettività. La mancata partecipazione di donne, trans e persone di diverse provenienze e/o vissuti ci vincola al paradigma patriarcale, eteronormativo (*) e razzista.

5. Impariamo anche i gesti e le attività che lasciamo fare sempre e solo alle donne. Fare il bucato in modo corretto, ad esempio. Tu ed io sappiamo come fare il bucato. E’ facile quanto cambiare l’olio tenendo in mano una birra, riparare lo scarico, o agganciare un nuovo televisore al plasma. E’ ora di smettere di fingere d’essere ignoranti. Capiremo molto di più di noi stessi e guadagneremo strumenti e possibilità di comprensione reciproca.

6. Eliminiamo le parole misogine e sessiste dal nostro vocabolario – e dal nostro dialogo interiore pure. Quando una donna fa qualcosa che non ci piace, non la chiamiamo “troia” – nemmeno nella nostra testa! E’ un’atteggiamento mentale stupido e funzionale alla violenza. Evitiamo la complicità silenziosa con altri/e  esprimendo chiaramente dissenso quando ascoltiamo linguaggi e/o assistiamo ad atteggiamenti misogini e omo/transfobici.

7. Dobbiamo sempre essere forniti di profilattico e metterlo prima che lei sia costretta a chiedercelo. Basta indossarlo. E’ un atto di rispetto e responsabilità che dobbiamo a noi stessi e a chiunque faccia sesso con noi.

8. Evitiamo qualsiasi attività sessuale che oggettivizza, sfrutta, ferisce o umilia le donne. Evitiamola anche perché è umiliante e degradante  per noi stessi.

9. Scegliamo di avere rapporti sessuali esclusivamente con persone che siamo certi siano consapevoli e consenzienti. Ciò significa che non siano ubriache, confuse, o impaurite. Che non siano state manipolate o la situazione non sia frutto di un atto di bullismo, molestia e/o pressione psicologica o abuso di potere.

10. Risolviamo eventuali conflitti in modo non violento, senza abusi, senza ritorsioni o vendette e senza coinvolgere chi non c’entra – soprattutto se si tratta delle figlie e dei figli.

11. Troviamo un altro uomo da amare, in qualunque modo. Amico, padre, collega: proviamo a sentire, anche per scherzo, anche in una battuta, il rumore della parola “amore” detta a un altro uomo. Facciamola uscire fuori e vediamo che effetto fa.  Mettiamoci alla prova, in questa come in altre situazioni.

12. Lavoriamo per eliminare la nostra omofobia e/o transfobia. L’eteronormatività (*) distrugge la nostra connessione con tutti gli altri esseri umani. E ci impedisce di amare. Dobbiamo essere in grado di amarci profondamente. Come uomini siamo capaci di dare e ricevere tanto amore – e non solo dalle donne.  Informiamoci, leggiamo, parliamo, conosciamo altre esperienze. Ne guadagneremo sicuramente in qualcosa.

13. Informiamoci sul femminismo. Ci sono tante storie e correnti femministe quanti movimenti letterari e avanguardie artistiche. E’ una storia enormemente complessa sulla quale è doveroso saperne di più, soprattutto perché interessa noi, che eravamo siamo e saremo lì, insieme a chi ha una sua storia che pochi conoscono. Di nuovo e ancora: conosceremo in tal modo molto di più anche noi stessi.

(*): Per eteronormato, eteronormativo, eteronorma si intendono tutte quelle regole/norme comportamentali/psicologiche/linguistiche etc che si basano sul “binarismo sessuale”  e sull’idea che la sessualità ”normale”,  possibile e/o obbligatoria sia quella etero. 
 
COSA AGGIUNGERE SE NON SPERIAMO CHE SIA STATA SEGUITA E CHE VENGA RIPROPOSTA PER IL 2012!

Fonte: http://vitadastreghe.blogspot.com/2011/09/la-lista-dei-buoni-propositi-dei.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+VitaDaStreghe+%28Vita+da+streghe%29&utm_content=FaceBook

lunedì 26 settembre 2011

Dalla Santa Inquisizione alla Civile Inquisizione!

Siamo quasi alla fine dell'anno 2011 e dal 1184 (Concilio di Verona che stabilì l'inizio dell'inquisizione) ne è passato di tempo.
Ma qual'è il nesso che accomuna l'allora all'oggi?
Il passaggio dalla Santa alla Civile Inquisizione.
Cosa voglio dire con questo? Che la caccia alle streghe e la resistenza alle rivoluzioni culturali, alle nuove idee e concezioni del mondo, del modo di  fare politica, del modo di vivere la polis (nel vero senso etimologico del termine) sono più che attuali. La sottile differenza è che vivendo in un periodo in cui la Chiesa ha in qualche modo perso molta della sua credibilità, non è più suo il "compito" di giudicare l'eresia di turno, ma ha trovato un valido sostituto, tutta quella parte di società civile che rancorosa, si accanisce su tutte/i e tutto, sparando a zero su chiunque la pensi in maniera differente!
Metto in evidenza questo "nuovo vecchio costume" perchè come al solito sono le donne che ne fanno le spese più alte, ne è dimostrazione la lotta per la gestione del potere da sempre agita sui corpi e sulle menti delle donne.
Risulta molto più facile dare la caccia alle streghe che confrontarsi, ragionare ed approfondire. Gli esempi che potrei fare sono molti, ne metterò in campo solo alcuni e lascio a voi le libere conclusioni:

-Si pensa alle escort o alle donne che puntano sull'aspetto fisico per arrivare, ma non si pensa a chi sfrutta, a chi richiede certe prestazioni, a chi contribuisce ad alimentare un certo tipo di subcultura!
-Si pensa ai delitti per passione e gelosia, non si pensa direttamente alle vittime di questi efferati omicidi consumati spesso tra le mura domestiche, sembra quasi un voler edulcorare (per non dire giustificare) certi atti!
-Si pensa che sia giusto che le donne se ne stiano a casa a fare le casalinghe, invece che perder tempo a lavorare fuori e portare via tempo e spazio alla famiglia, ai figli, tanto ci può sempre pensare il marito a portare a casa "la pagnotta"...attenzione ho detto marito non a caso, dato che le coppie di fatto in questa misera Italia ipocrita non sono riconosciute o lo sono solo in minima parte e solo per gli eterosessuali!
-Si pensa che chi ricopre un ruolo o ha uno specifico lavoro sudato e ottenuto solo attraverso estenuanti esami e selezioni, non ce l'ha perchè esperta e competente in una data materia, ma solo attraverso favoritismi...ovvero facciamo di tutta un'erba un fascio, se in Italia vige una cultura clientelare, anche chi si fa un "mazzo tanto" non potrà esserne esente!!
-Si pensa che se qualcuno/a fa qualcosa di innovativo (o semplicemente fa qualcosa!) e lo fa bene, ci sia sempre comunque da ridire, ribadire, puntualizzare, non si riconosce il lavoro altrui, non è ammissibile o pensabile dire semplicemente che si è felici di questo, che si è orgogliosi del lavoro di persone che quotidianamente si impegnano per tutti/e, per rendere migliore il posto in cui si vive, ci deve sempre essere un sottofondo di gelosia mista a titubanza!
-Si pensa che chiunque possa da un momento all'altro "fregarti" e allora si agisce di conseguenza, andando in giro con i forconi al posto delle lingue!

Donne e uomini è ora di cambiare rotta e dare più fiducia a se stesse/i e alle/agli altre/i!
E concludo dicendo che è proprio brutto vedere battaglie tra donne quando dovremmo invece trovarci preparate ed unite per contrastare lo status quo e migliorare la nostra condizione e di conseguenza la società tutta.

Del riconoscimento tra donne


Ieri sera, dopo mesi e mesi, mi sono decisa a guardare un programma televisivo. C’era Lorella Zanardo, e non volevo proprio perdermela, avevo voglia di sentire parlare di donne sul piccolo schermo non nel solito modo (cioè il peggiore), e con stile (come ha  detto Pina Nuzzo ). Certo, a tratti è prevalso un senso di disgusto nel sentire dire che la Zanardo e la Santanchè non sono troppo differenti, se ho capito bene quanto detto dai due giornalisti(con tutta la buona volontà la Zanardo e la Santanchè non sono troppo differenti nei limiti in cui hanno entrambe due occhi, un naso e la bocca). Disgusto nel sentire dire alla Santanchè che Geppi Cucciari aveva un abito troppo scollato che metteva il seno in mostra. E sono stata assalita dall’orrore quando sempre la Santanchè ha sostenuto che Nilde Iotti fu eletta Presidente della Camera solo in virtu’ della sua relazione con Togliatti ( questo l’ormai classico strumento della diffamazione che vorrebbe legittimare comportamenti ignobili altrui: lo fan tutti-i, il mondo gira cosi’ per cui non c’è nulla da stupirsi e da gridare allo scandalo per lo scambio sesso-potere, come accade per alcune donne alle quali sono stati affidati- da uomini- ruoli di responsabilità amministrativa e politica che coinvolgono tutti noi in cambio di prestazioni sessuali, non per meriti Alt(r)i ma come accade certamente, magari non con prestazioni sessuali ma con altro tipo di scambio, tra uomini. L’ha ricordato la Zanardo, e anche questo è un nodo cruciale del discorso che raramente viene sollevato). Lorella Zanardo, con mio grande sollievo, non ha ceduto ed ha ricordato che il problema non è l’avere una relazione sentimentale o sessuale ma avere le capacità o meno e la preparazione per ottenere un lavoro o sostenere un ruolo di responsabilità, politico  o meno.
Cade a fagiolo la mail  ricevuta oggi di Franca Fortunato, che  ringrazio, con un articolo da lei scritto che si conclude con una domanda. La girerei volentieri alla Santanchè e a chi oggi siede in Parlamento (senza differenza di genere), quasi certa che non verrebbe neanche compresa nella sua essenza:Che cosa, alle politiche e ai politici di professione, è rimasto della testimonianza e dell’esperienza di Nilde Iotti   e Tina Anselmi?”

”NILDE IOTTI E TINA ANSELMI: SIGNORE DELLA PRIMA REPUBBLICA."
di Franca Fortunato, pubblicato su Il Pensiero di settembre.
LEONILDE ( chiamata da tutti Nilde)Iotti e Tina Anselmi, due donne che, come molte  altre, fecero del loro impegno politico una scelta  di vita, da vivere con passione, dignità e onestà. Entrambe, comunista l’una e democristiana l’altra, iniziare la loro attività politica alla scuola dell’antifascismo. L’emiliana Nilde Iotti(nata a Reggio Emilia nel 1920) e la veneta Tina Anselmi ( nata nel 1927 a Castelfranco Veneto) entrarono nella Resistenza, l’una sull’esempio del padre, ferroviere, socialista sindacalista antifascista, e l’altra dopo aver visto, diciassettenne, un gruppo di giovani partigiani impiccati dai fascisti. La prima partecipa organizzando i “Gruppi di difesa della donna”, formazione antifascista del Pci, la seconda diventa staffetta della brigata Cesare Battisti. Entrambe insegnanti, laureate in Lettere alla Cattolica di Milano, dove Nilde entra per volontà della madre, rimasta vedova quando lei aveva 14 anni,  entreranno,  in tempi diversi, in Parlamento, dove con signoria e intelligenza guadagneranno in libertà e autorità.                                 
Nilde Iotti entra nelle istituzioni immediatamente dopo la guerra. Nel 1946, l’anno del voto alle donne, dopo un’esperienza come consigliera comunale a Reggio Emilia, viene, infatti, candidata ed eletta all’Assemblea costituente, dove entra a far parte della Commissione dei 75 e contribuisce, così, alla stesura della nostra  Costituzione repubblicana. Nello stesso anno inizia a Roma una relazione con il segretario del Pci, Palmiro Togliatti, di 27 anni più anziano (già marito di Rita Montagnana e padre di Aldo), che terminerà soltanto con la morte del leader, nel 1964. Il loro legame diviene pubblico nella contingenza dell’attentato del 1948. Togliatti lascia per lei moglie e figlio. Nilde, nell’Italia bacchettona, clericale e misogina degli anni cinquanta, dovette far i conti innanzitutto con l’ostilità dei militanti del Pci.                
  E’ dalla sua esperienza di donna e di madre ( con Togliatti adottarono una bambina orfana, Marisa Malagoli) che lei partì nel suo impegno politico per i diritti delle donne e della famiglia.                 
 Alla Costituente invitò l’Assemblea a regolare per legge il  diritto di famiglia per l’uguaglianza giuridica dei coniugi( cosa che riuscirà a fare nel 1975), a riconoscere alla donna in “tutti i campi della vita sociale una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità” e manifestò la propria contrarietà ad inserire nella Costituzione il principio dell’indissolubilità del matrimonio “considerandolo tema della legislazione civile”. Negli anni ’70 promuove le battaglie sul referendum per il divorzio (1974) e per la legge sull’aborto (1978). Anche Tina Anselmi, dopo essere stata sindacalista dei tessili e delle maestre e dirigente giovanile della Dc, entrata  in Parlamento nel 1968, si occupa dei diritti delle donne e della famiglia. A lei si deve la legge sulle pari opportunità. All’indomani del delitto Moro, 1979, prima donna della Repubblica italiana, Nilde Iotti viene eletta presidente della Camera dove vi rimase fino al 1992, dando prova di grande capacità di mediazione e di rispetto degli altri. Dirà Anselmi ai suoi funerali : < Aveva una concezione della democrazia in cui l’avversario politico è un amico. Guardava sempre alle ragioni dell’altro >. E’ questo che fece di lei una donna autorevole, tanto da ottenere da Cossiga un incarico di governo con mandato esplorativo (1987)e da essere candidata dalla sinistra alla Presidenza della Repubblica(1992). Nel 1985 è Nilde Iotti a nominare Tina Anselmi presidente della Commissione P2, dandole un grande riconoscimento pubblico per come aveva portato avanti, nei  governi Andreotti III,IV eV, il suo incarico di ministra del Lavoro  ( 1976) e della Sanità (1976). A lei si deve la riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Con quell’incarico  la Iotti, andando al di là delle diversità politiche  e ideologiche, riconosceva la grandezza di un’altra donna, segnando il Parlamento di autorità femminile.  Anselmi lavorò nella Commissione intensamente, con libertà e onestà, fino alla fine del lavoro ( 1985), per fare venire fuori intrecci e legami trasversali di ambienti tutti maschili, quello politico, massone, militare, dei servizi segreti, della criminalità organizzata, del potere finanziario e delle banche e, tra queste, quelle del Vaticano, in una miscela esplosiva di arroganza e di supponenza, d’impunità, ma anche di paura. Queste due donne diedero dignità alla politica e alle istituzioni e seppero uscire di scena con la stessa signoria e regalità con cui erano entrate. Quando  la Iotti, per gravi motivi di salute, pochi giorni prima di morire, nel 1999 si dimise, alla Camera le venne tributato un’ovazione da tutti i parlamentari in piedi, tranne quelli della Lega, e al suo funerale in prima fila c’erano tutti, anche Tina Anselmi, che si sarebbe ritirata a vita privata nel 2001. L’uscita di scena dalle istituzioni e dalla politica della Iotti e dell’Anselmi, non al di là ma proprio per le loro diversità, simbolicamente rappresenta la fine della prima Repubblica delle donne. Fine ben diversa dalla prima Repubblica degli uomini, del cui potere Tina Anselmi, prima  di Tangentopoli, aveva smascherato il volto nascosto della P2.  Che cosa, alle politiche e ai politici di professione, è rimasto della testimonianza e dell’esperienza di Nilde Iotti e Tina Anselmi?”

Fonte:https://suddegenere.wordpress.com/author/suddegenere/

domenica 25 settembre 2011

Ipaziaè(v)viva parla di noi: Scegliere la causa delle donne

La riflessione, è quella delle più semplici. Perché ognuna di noi, quando si trova davanti a un problema da risolvere, cerca di adottare strategie già rivelatesi vincenti. Così, il progetto di Choisir la cause des femmes (Scegliere la causa delle donne), storica associazione femminista francese (tra le fondatrici anche Simone De Bouvoir e il premio nobel Jacques Monod), nelle sue prime enunciazioni già appare di assoluto buon senso: riunire, in una sorta di bouquet legislativo, le 14 leggi d'Europa migliori per le donne. Perché se è vero che non si può pretendere che l'Europa faccia al nostro posto, è vero che si può guardare all'Europa e alle sue eccellenze, per ispirarsi e migliorarsi, risparmiando tempo ed energie. Una buona prassi che Choisir sta promuovendo dal 2006, anni non solo di studi, ma anche di incontri e di relazioni per promuovere una Clausola, ovvero una procedura che possa essere accettata da tutti i Paesi Europei. Per tutte le donne europee. Forse sembrerà strano parlare di Europa in questi termini e in questi giorni, ma le parole di Gisèle Halimi, presidentessa di Choisir, mi hanno richiamato uno slogan familiare: «Dall'avvenire delle donne può nascere quello dell'Europa». Le 14 leggi sono ovviamente disponibili sul sito dell'Associazione francese, e riguardano la nostra possibilità di essere liberamente madri, lavoratrici, mogli, e riguardano la nostra possibilità di essere sicure, rispettate, rappresentate. Le leggi parlano di cose concrete: educazione sessuale dalla scuola primaria (Danimarca), congedi parentali remunerati e alternati (Svezia), contracezzione libera e informata (Paesi Bassi), unioni civili etero e omosessuali (Belgio e Spagna), pensioni (Francia), violenza (Spagna). Fa effetto scoprire da qui, ai confini dell'Impero (di Bisanzio in caduta libera per altro) che dal 2005, anno in cui in Spagna è entrata in vigore la legge-quadro contro la violenza sulle donne, il numero delle donne decedute diminuiva e le denunce aumentavano. Fa effetto leggere come la Svezia, che considera la prostituzione come l'ultimo residuo di una forma di schiavitù (Joséphine Butler, cit.), abbia di fatto eliminato il fenomeno con una legge del 2002. E noi che stiamo ancora a parlare di Fracomina... Fa effetto, ancora, vedere come il diritto di famiglia del nostro Paese sia ancora radicato in una cultura vetero patriarcale. Come spiegava Laura Laera, giudice del Tribunale dei minorenni di Milano, nell'incontro organizzato oggi dalle donne dell'Italia dei Valori, nel rapporto legislativo con nostri figli è ancora presente il termine potestà che, diversamente da quello di responsabilità genitoriale adottato da altri Paesi, non solo non prevede altre relazioni genitoriali se non quelle della “sacra famiglia”, ma permane una connotazione di potere sui figli che si traduce, in sede di separazione e divorzio, in una lotta di potere sui figli. Una lotta da cui i due soggetti deboli, donne e bambini, escono statisticamente sconfitti. E saranno ancora più sconfitti se, per esempio, il DDL 957, che impone affido alternato e tempi paritetici al posto dell'affido condiviso, diventasse legge. Perché le leggi alla fine regolano la vita concreta di ognuna di noi e solo una sana e forte lobbying femminile, una lobbying che scelga la causa delle donne come la causa che può far cresce e migliorare questo Paese, può individuare e fare pressione affinché siano attuate le migliori. Leggi che, ripeto, ci sono. Come ci sono le donne che in Europa si impegnano per far si che queste buone prassi siano diffuse e condivise.


Per chi volesse avere più informazioni in italiano su questo progetto può contattare A.R.Pa Associazione Raggiungimento Parità Donna Uomo http://arparita.blogspot.com e arpaassociazione@libero.it
 

 http://www.ipaziaevviva.com/2011/09/scegliere-la-causa-delle-donne.html?spref=fb

Il tunnel della Gelmini...


Tutto nasce dal comunicato stampa diffuso e pubblicato due sere fa dal Ministero dell'Istruzione. 
Il Ministro Gelmini plaude alla «scoperta del Cern di Ginevra e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare» sui neutrini, «un avvenimento scientifico di fondamentale importanza». E sottolinea che «alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro». Tunnel tra Grann Sasso ed il Cern??? Subito sulla rete abbiamo assistito ad una serie di battute ironiche del tipo "Gelmini: "45 milioni per il tunnel Gran Sasso-Ginevra". E ancora non sapete quanto è costato affrescare il muro del suono!"

E noi vogliamo in qualche modo aggiungerci al coro, non con battute, ma con una richiesta estremamente seria che il Ministro si faccia da parte, chieda venia e cambi mestiere!!! 
Siamo stufe dell'incompetenza che pervade questo governo. 
Largo alle giovani donne preparate ed equilibriste della vita che meriterebbero molto più che una carica politica nella vita, ma che proprio per le loro competenze e la loro serietà si vedranno riconoscere ben poco fino a che ci sarà un governo ed una subcultura che guarda solo all'aspetto fisico, alla "disponibilità" ed alla filosofia di vita alla Terry De Nicolò!

venerdì 23 settembre 2011

Auto blu e bebè al seguito…La risposta della Consigliera di Parità della Provincia di Massa Carrara

Trovo molto interessante, meraviglioso ed anche … giusto… che un/a cittadina/o qualunque, un qualunque nessuno, armato solo di un telefonino, possa diventare, con l’aiuto della moderna tecnologia, un monito al “buon costume” tutti, anche e soprattutto degli amministratori della cosa pubblica. Catone il censore, amante della giusta etica, ne sarebbe felice, visto che spesso diceva :«I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori»
Il fatto che, in questi tempi difficili, possa bastare un semplicissimo cellulare ad obbligare i nostri politici ad un maggiore decoro, non può che essere fonte di soddisfazione…
Ma proprio perchè si tratta di uno strumento alla portata di tutti ed in tutte le occasioni, è – sarebbe – opportuno controllarne l’uso…
Prendiamo il recentissimo caso della foto, pubblicata nel Tirreno di oggi, dell’ auto blu della Provincia a portiere spalancate mentre scende una babysitter con una piccola fra le braccia.
Detto così sembra la classica situazione da “ accidenti allo spreco”. Una auto blu a disposizione di una baby sitter ( e per fortuna non è una signorina discinta…)? Ohibò!!! La collettività che paga come sempre per il beneficio di un pubblico amministratore? E chi ruba alla stato, è bene ribadirlo, ruba a me, a te, a tutti… perchè “noi” siamo lo stato….
Capisco la mosca al naso che ha fatto scattare la foto a colei/colui che magari passando dalla galleria di Palazzo Ducale, ha visto la scena.
Però, proprio perchè il/la passante forse non è sempre pienamente a conoscenza di fatti ed antefatti, prima di fare affermazioni piuttosto antipatiche, ed arrivare a farle pubblicare, è opportuno informarsi…
Stigmatizzare comportamenti cui sono imputabili sprechi di denaro pubblico ( che, ripeto e ribadisco, sarebbe il mio, il vostro, il nostro…) è giusto: purchè tale spreco ci sia.
Veniamo al caso: sì, l’auto è blu, ed è della Provincia. Sì, dall’auto esce una babysitter con relativo infante… però.. no, l’auto non è a disposizione della babysitter, e no, non è il suo servizio taxi: in quel frangente particolare era a disposizione dell’assessore Sara Vatteroni, che si era recata – per servizio – a Firenze. L’auto, con l’assessore, per impegni istituzionali di quest’ultima, a Firenze ci sarebbe andata comunque. Perchè quell’auto gode, fra l’altro, della possibilità di muoversi con maggiore libertà nel traffico fiorentino. Che non è esattamente cosa da poco…
Però l’assessore due mesi fa ( due mesi: notare ) ha avuto il suo terzo figlio ( le mie congratulazioni per la nascita e la mia ammirazione per il coraggio, ce ne vuole per avere tre figli di questi tempi…) che fortuna sua, allatta al seno. Ogni due ore.
Ora, se è già degno di nota che una neomamma rientri in anticipo dalla maternità ( e qui tanto di cappello all’impegno dell’assessore: conoscendo la situazione in generale e la nostra in particolare ha deciso di onorare il mandato ricevuto dalla cittadinanza ), è d’altra parte anche ovvio che questo significhi fare al meglio quella cosa che le donne cercano sempre di fare: conciliare i tempi di vita coi tempi di lavoro.
La bimba deve essere allattata. Ogni due ore, come si diceva, data l’età. Quindi o la mamma sta presso la bambina, o la bambina sta con la mamma. Conoscendo Sara, credo che lei faccia i salti mortali per creare il minor disturbo possibile alla sua splendida nuova cucciola, però è anche chiaro che in certi casi ( come un impegno istituzionale a Firenze, che dati i tempi non è molto opportuno ignorare ) sia la bimba a dover seguire lei. Per cui la soluzione ( tra l’altro, come ricorda lei stessa, non è una pratica sconosciuta in paesi più civili del nostro ) è: l’assessore paga – di tasca sua – una babysitter e si porta appresso il pargoletto. Ora, dato che comunque l’auto blu avrebbe dovuto portare a Firenze l’assessore, non è così irrazionale che la babysitter e la bimba abbiano sfruttato il passaggio.
Penso di poter affermare senza tema di smentite, a questo punto, che lo spreco non è qui.
Per cui, prima di fare affermazioni tipo “ dagli all’untore” informarsi è d’obbligo.
La vita della madri lavoratrici è sempre complicata. Che siano semplici impiegate o persone più fortunate come Sara che possono, all’occorrenza ed in caso di necessità, anche far ricorso a quei servizi – tipo la babysitter – che la distruzione di quel poco di stato sociale che eravamo riusciti a costruire ha reso disponibili solo a pochi eletti.
Conciliare necessità così diverse significa sempre e comunque fare dei sacrifici, perchè c’è sempre qualcosa che vorremmo fare meglio, qualcosa che dobbiamo purtroppo trascurare anche se crediamo necessiterebbe di tutta la nostra attenzione… Tutte le madri che lavorano conoscono quel sottile senso di colpa che provano all’idea che forse i figli – e loro stesse – meriterebbero una maggior quota del loro tempo…
Trasformare uno di questi tentativi in un motivo di polemica e per di più sterile, pretestuosa ed infondata, è un altro smacco agli sforzi di tutte quelle donne che tentano, nell’attuale sfacelo, di fare davvero l’impossibile ed inventarsi nuove possibilità per mettere insieme la cura della famiglia ( che siano neonati oppure anziani ) e la vita lavorativa.
ANNALIA MATTEI
CONSIGLIERA DI PARITA’ MASSA CARRARA

ORGOGLIO, PREGIUDIZIO E MATERNITA’


A mio rischio e pericolo, torno sul discorso della maternità. Perchè vorrei sottolineare un luogo comune: a parole, tutte sosteniamo che ogni madre è diversa e non esiste un modello unico.  Nei fatti, è molto facile che  ognuno proponga come corretta solo la propria esperienza. La maternità c’est moi.
Fin qui, ci sta. Ci sta molto meno quando il discorso diviene pubblico. Grazie a Paola, mi capita fra le mani una lettera pubblicata su Genitorichannel. Lettera di una dottoressa che,  furente contro “Tata Lucia” per i motivi che leggerete, afferma fra l’altro:
“Se poi guardiamo fra gli adulti di oggi cresciuti secondo le opinioni (perché di questo si tratta) di TATA LUCIA cioè a “basso contatto”, scopriamo che nella nostra società le patologie affettive sono dilaganti, il consumo di psicofarmaci è fuori misura, le dipendenze da alcool, gioco d’azzardo, cibo ecc…, dimostrano come un’educazione dei bambini a basso contatto possa mettere a rischio il loro sviluppo affettivo”.
Alla faccia della libertà di scelta. O segui alcuni dettami, o tuo figlio diventerà un alcolista impasticcato, bulimico e schiavo del poker.
La risposta di Paola Banovaz, sul suo blog, e soprattutto i commenti che seguono, dimostrano, a mio parere, una cosa: che c’è un disperato bisogno di qualcuno che dica alle madri “come si fa”, si tratti della dottoressa o della tata. Ne avevo già parlato, in Ancora dalla parte della bambine: la solitudine della madri, l’insicurezza delle madri (dovuta a tanti fattori: sociali e culturali) sono  “il” problema. L’altro, ma qui entriamo ancora in un altro terreno, è la tensione di dover crescere il Figlio Messia. Che sia perfetto. Che non sia turbato da nulla. Che abbia i migliori strumenti disponibili per avanzare nel mondo.
D’accordo, le madri perfette non esistono (a parole). Ma esistono i figli imperfetti, e non per questo meno amati.  Credo che occorra accettare, soprattutto, questo: madri, e padri. 

Fonte: Lipperatura

giovedì 22 settembre 2011

Il diritto di essere madri e di poter continuare a lavorare è sancito anche dalla Costituzione della Repubblica Italiana






























In merito all'articolo uscito oggi 22/09/2011 su Il Tirreno "Auto blu con baby sitter"  come donna in primis e come donna impegnata nelle politiche di genere secondariamente, non posso che rispondere che una mamma che lavora e continua il suo percorso professionale dopo aver avuto dei figli, non solo è un'ottima madre anche perchè non frustrata dalla condizione di dover abbandonare i propri sogni e la propria realizzazione in campo lavorativo,  ma da anche un esempio da seguire ai propri bambini, realizzandosi nella famiglia e nel lavoro contemporaneamente e da una lezione di coraggio a tutti. Dico coraggio perchè in un paese come il nostro dove vige ancora una cultura tristemente patriarcale e dove welfare significa "donna che si occupa di tutto e di tutti standosene a casa" è un atto di corraggio uscire da questo schema e con forza conciliare ambito familiare con quello lavorativo.
Bisognerebbe apprezzare le donne che per tener fede ai loro impegni lavorativi, ma senza rinunciare all'essere madri, si ingegnano portandosi dietro figli e baby sitter e soprattutto in politica è risaputo che tempi ed impegni non considerano minimante questo spaccato perchè pensati "al maschile"! E' ora di cambiare ed evolvere come tanti paesi europei già da tempo hanno fatto.
Non a caso il diritto di una madre di poter lavorare e contemporaneamente dare alla luce ed allevare i figli è espressamente garantito dalla Costituzione della Repubblica Italiana, ed è quindi un diritto che ogni donna dovrebbe avere.
Quanto a Musetti consigliamo di ripassarsi questo articolo della nostra Costituzione:
Articolo 37
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.......

mercoledì 21 settembre 2011

Se non ora, a breve. E se non le DONNE, chi?

Scritto da in DONNE E UOMINI




Il 13 febbraio a Milano



A quanto pare sono le donne il vero “soggetto” politico in questo Paese. Si guarda a loro per il cambiamento, in tutti i sensi. Per il rinnovamento politico, per la rinascita economica. E anche gli uomini, sempre più uomini -tolti quelli della politica e dei partiti, tolti gli uomini che occupano i posti di potere- cedono loro il passo.
Una manovra durissima, soprattutto per le cittadine, e a quanto pare inefficace, e ti senti lo sguardo addosso: “Che cosa dite? Che cosa fate?”. Tutti sentono che la forza è lì, e solo lì. Nessun partito, nessun sindacato oggi ha lo stesso potere di mobilitazione e di proposta politica, ed è bene che le donne lo tengano presente, perché loro stesse forse sono incredule e comprensibilmente un po’ spaventate da questa immane responsabilità. Fra qualche giorno leggerete un sondaggio esclusivo di Io donna che dà una precisa dimensione a ciò che dico, e con i suoi risultati sorprendenti dà forma a questa domanda che il Paese reale rivolge alle donne, a questa fiducia nella loro forza e nella loro competenza.
Bisogna che noi donne lo teniamo ben presente, perché non lo leggeremo sui giornali, salvo eccezioni, e non lo sentiremo alla tv. Il Paese virtuale, il Paese fittizio costituito da uomini che non vogliono perdere le loro posizioni con relative rendite, preferisce rappresentarci in un altro modo. Minori, vittime, preferibilmente svestite, e a disposizione di ogni bisogno maschile, dalla scarica sessuale al soddisfacimento di qualunque necessità materiale, materia prima e risorsa illimitata, da sfruttare senza riserve, roba che “deve circolare” (e quanti uomini di buona volontà si sono profondamente vergognati per la boutade…)

Sarà quindi bene che le donne rinfreschino la memoria a questa gente, dimostrando che il 13 febbraio non è stato uno scherzo, non è stata una scarica motoria priva di conseguenze, che il Paese reale ne è uscito cambiato nel suo Dna. Sarà bene che le donne oggi dettaglino la loro proposta politica. A quanto pare le cose si stanno muovendo in questo senso, a quanto si stanno scaldando i motori.
Vi tengo aggiornate/i. Intanto ascoltate che cosa ha da dirci questa signora, una di quelle che hanno riportato galla a un paese in bancarotta, l’Islanda. Sentite quando racconta di sua madre e delle altre islandesi che un bel giorno hanno incrociato le braccia tutte insieme, fermando le attività produttive, e anche il lavoro di cura, e di quando è stata eletta la loro presidente…
http://www.ted.com/talks/lang/ita/halla_tomasdottir.html#.TniunJUrwho.facebook

lunedì 19 settembre 2011

Il Ministero della Famiglia tedesco pensa alle vere pari opportunità

Le scelte delle donne: ma quali i modelli di riferimento?

12 settembre 2011

L’influenza dei “role models” nelle scelte di donne e uomini è ancora determinante soprattutto nell’istruzione e nel lavoro. Lo spiega uno studio tedesco commissionato dal Ministero della famiglia.
 
 
 
 
 

Emerge così che anche paesi in cui le pari opportunità sono una realtà più affermata rispetto al nostro, permangono tendenze differenti nei percorsi di vita donne e uomini, frutto anche di influenze culturali. Le donne che fanno volontariato, per esempio, sono meno numerose degli uomini, e soprattutto accettano con meno entusiasmo posizioni di responsabilità. Le differenze sono evidenti anche per quanto riguarda l’uso del tempo e l’investimento in formazione e istruzione.
La ricerca “New pathways – equal opportunities gender equality over women’s anc mens’s life courses” evidenzia come l’influenza di modelli di riferimento continui a riflettersi poi anche nei classici campi dell’istruzione e del lavoro. Rispetto ai coetanei maschi, ad esempio, molte più ragazze tedesche – specialmente con un background migratorio – abbandonano gli studi dopo il diploma, pur avendo i requisiti per iscriversi all’università. Allo stesso modo, permangono forti discrepanze nei salari e nelle possibilità di carriera. A causa anche della diffusione fra il sesso debole dei cosiddetti “mini-jobs”: impieghi part-time che, lasciando alle madri più tempo da passare a casa, le privano al tempo stesso di qualsiasi chance di progresso lavorativo. Insomma, gli stereotipi sociali alimentano un’ineguaglianza di fatto, e Berlino si interroga su come garantire vere pari opportunità. Le azioni dovrebbero essere mirate soprattutto alle giovani per favorire la creazione di nuovi modelli improntati su maggior equità e parità nelle opportunità al fine di garantire una partecipaizone più equilibrata di donne e uomini alla vita socio-economica.
Allegato: Rapporto in inglese (PDF)
 
Fonte:  www.kila.it

Governo magiaro VS governo italiano

http://tv.repubblica.it/mondo/ungheria-spot-sexy-per-il-censimento/76266?video
Censimento in vista per i cittadini ungheresi. Nello spot, diffuso via web dal governo magiaro, una ragazza in topless, con lingerie rossa e frusta alla mano, apre la porta all'impiegato giunto per consegnare la documentazione. Il messaggio: se non hai tempo, compila i moduli online.
Anche in Europa niente di nuovo all'orizzonte!
Come al solito lo spessore culturale dei pubblicitari si fa notare! Io non li pagherei neanche più...non dimostrano un minimo di fantasia e creatività...finchè ci saranno persone ancora disposte ad accettare di buon grado queste "ideone", il lavoro da parte nostra non smetterà mai di far notare la loro banalità e bassa qualità sessista!!!!!!

domenica 18 settembre 2011

La splendida realtà delle ragazze normali




 
di BARBARA STEFANELLI




Chi sono le ragazze italiane? Chi sono le ventenni e trentenni che in questo momento studiano, lavorano, progettano e costruiscono così il futuro del loro – il nostro – Paese?
Le tv, i giornali, i dibattiti di questi giorni sembrano proporci un’immagine unica. Ragazze carine, anzi spesso molto belle, che si somigliano tra loro e che usano il corpo con consapevolezza estrema: scambiano quello che hanno – e che possono offrire sul mercato libero delle risorse – per raggiungere un avanzamento economico e sociale. Ha fatto molto discutere l’ultimo saggio di Catherine Hakim, sociologa della London School of Economics, intitolato Il potere del capitale erotico . L’autrice sostiene che sarebbe assurdo negare alle giovani donne il diritto, quasi il dovere strategico, di sfruttare al massimo il proprio capitale estetico. Soprattutto se le giovani donne in questione sono sprovviste di altri mezzi: finanziari, intellettuali, di status sociale.
Recensendo il libro, lo scrittore Will Self ha citato una battuta tratta dalla serie tv ormai globale «The Simpsons». Lisa dice alla sua insegnante: «Essere belle non è importante»; la signorina Hoover risponde: «Stupidaggini, questo è quello che i genitori brutti dicono alle proprie figlie». Le ragazze delle intercettazioni sembrano aver imparato bene la lezione: il «capitale erotico» deve fruttare il massimo in quei pochi anni di pienezza che la natura – ora esasperata dalla chirurgia – concede loro. Sinora si è (quasi) sempre discusso solo di questo: se cioè le ragazze di Berlusconi, dall’Olgettina a Bari, siano figlie del femminismo o piuttosto una distorsione inquietante dell’emancipazione. Ma a questo punto la domanda più importante è davvero un’altra e chiede di superare quell’immagine unica, e ancora più quel pensiero unico, in cui continuamente ci imbattiamo.
Queste giovani donne, che ossessivamente scrutiamo e commentiamo, rappresentano la maggioranza delle ragazze italiane? O comunque, pur in minoranza, costituiscono un’avanguardia dietro la quale «le altre» vorrebbero mettersi in coda? La «sexeconomics» all’italiana è davvero un’espressione di modernità? La risposta è no. La modernità di tante giovani italiane sta altrove. Sta nelle università dove le studentesse ottengono risultati sempre migliori; sta nei curricula che vengono presentati per un’assunzione dove si sommano esperienze all’estero, volontariato, aggiornamento costante delle proprie abilità; sta nella creatività delle mamme blogger che sanno costruire dal basso nuove comunità, solidali, capaci di compensare in parte i vuoti del welfare; sta nell’ottimismo delle mamme single, che siano di ritorno o di andata; sta nell’energia delle ventenni pronte a partire per una città straniera forti solo di sé; sta in chi si impegna per i diritti delle persone, nelle associazioni, che sono un modo nuovo di fare politica; sta nelle giovani immigrate, le più aperte all’integrazione. Sta nelle storie «normali» di tantissime donne che ogni giorno provano a «tenere insieme» professione, famiglia, se stesse.
L’avanzamento personale e la mobilità sociale vengono cercate, certo, ma in un altro modo. In un Paese che ha una delle medie più basse di lavoro femminile retribuito (un risicato 48% rispetto a una media Ocse del 59) e dove nello stesso tempo il numero di bambini per donna è uno dei più bassi d’Europa (il 24% delle donne italiane nate a metà degli anni Sessanta non ha fatto figli rispetto al 10% delle francesi). È di questo che vogliamo parlare e scrivere. Di questo gap di modernità che l’Italia non ha risolto e non risolve ancora, nonostante gli appelli della Banca d’Italia a non sprecare il 50% dei propri talenti – perché le donne rappresentano più della metà della nostra popolazione. Questo non perché le donne siano migliori, ma perché le società dove le donne e gli uomini lavorano accanto – in uno scambio davvero liberato da «un pensiero unico» sulla femminilità – funzionano meglio e garantiscono un futuro a chi verrà. E c’è un’ultima cosa: nelle centomila intercettazioni le ragazze parlano e parlano e non è difficile cogliere un filo di malinconia, di abbruttimento, di disagio nell’inseguire il premio contrattato. Le vite delle nostre ragazze «normali» sono assai più avventurose.
dal Corriere della Sera – 18 settembre 2011 

OPERAZIONE TABULA RASA!

L'AMACA Michele Serra pubblicata su
la Repubblica di sabato 17 settembre 2011


"Ieri, nel pomeriggio di Raidue, il tema in discussione era il seguente: "Se le mogli smettessero di lavorare e rimanessero a casa, i divorzi diminuirebbero?" Passava anche questa scritta in sovrimpressione: "Gli uomini vogliono le mogli al lavoro o le vogliono a casa?"
Parliamo con giustificato scoramento di un potere a pezzi, screditato e ignobile. Dimentichiamo che quel potere è solo l'espressione peggiore (al livello più infimo) di un Paese comunque di destra, cattolico e di destra, un Paese conservatore e familista che deve avere vissuto la modernità e la libertà individuale come strambi refusi visto che la sua televisione pubblica cancella una dopo l'atra le trasmissioni sgradite (Santoro, Dandini, e avanti il prossimo) e promuove dibattiti sulla donna "angelo del focolare", come nei manuali per l'educazione delle fanciulle degli anni Cinquanta e sotto il fascismo. Sono i dettagli, come sempre, ad aprire gli squarci più rivelatori: godetevi quel "gli uomini vogliono le mogli al lavoro o le vogliono a casa? qual'è il soggetto della frase, quale l'oggetto, e leggerete in una sola riga - dal suo punto di vista un capolavoro - l'inutilità degli ultimi cinquanta anni della nostra storia. L'hanno riavvolta come un tappeto. Vedrete che quando il vecchio satrapo se ne andrà, le sue donnine potranno riciclarsi tutte, con il certificato del parroco, come irreprensibili casalinghe consacrate ai martiri e ai fornelli."
Eccoci di nuovo! E' iniziata una delle tante operazioni tabula rasa (così come la televisione ha sempre fatto come strumento in mano ad una "dittatura" mediatica) per legittimare in qualche modo il fatto che le donne essendo le più penalizzate (per usare un eufemismo!) da questa manovra finanziaria si ritroveranno costrette tra le mura di casa e quindi al via l'operazione "lavaggio del cervello di massa" per renderci il tutto passabile...come se fosse una cosa normale...così come appunto sta passando lo smantellamento di RAI 3 che era rimasta l'ultimo baluardo!!! 
La manipolazione dell'informazione con la conseguente manipolazione delle menti è lo strumento più antico per alloppiare un paese...dobbiamo assolutamente reagire! 
E se la domanda del pomeriggio di RAI 2 fosse stata "Se gli uomini smettessero di lavorare e rimanessero a casa, i divorzi diminuirebbero?" cosa sarebbe successo???


lunedì 12 settembre 2011

I nostri prossimi eventi a Milano e Palermo con Choisir la Cause des Femmes e IDV

I 14 provvedimenti legislativi
ritenuti migliori
per le donne europee

 


Milano, 24 settembre 2011
ore 9.30-13.00
Hotel Cavalieri (Sala Carmagnola)
Piazza Missori





Palermo, 30 settembre 2011
ore 16.00-20.00
Palazzo delle Aquile
Sala Consiliare



Gli eventi in programma intendono promuovere la Ricerca condotta dall’Associazione francese Choisir la Cause des Femmes (fondata negli anni ’70 da Simone de Beauvoir, Gisèle Halimi e dal premio Nobel Jacques Monod), diffusa grazie alla rete tra associazioni e di cui Italia dei Valori, unico partito in Italia, intende farsi portavoce istituzionale. È stata invitata al Convegno di Milano Gisèle Halimi, Presidentessa dell’Associazione Choisir la Cause des Femmes, avvocata, da decenni impegnata nella difesa dei diritti delle donne. Partecipano esponenti  dell’Italia dei Valori insieme a rappresentanti delle istituzioni europee e locali.

Si tratta di due convegni per presentare a livello nazionale “La Clause de l’Européenne la plus favorisée”: la Ricerca dell’Associazione francese Choisir la Cause des Femmes tradotta e pubblicata in italiano a cura della rete internazionale di associazioni tra cui A.R.PA. e con il contributo di ELDR (European Liberal Democrats Reform Party).
Choisir la Cause des Femmes (fondata negli anni ‘70 da Simone de Beauvoir, Gisèle Halimi e dal premio Nobel Jacques Monod) ha analizzato le legislazioni di genere dei 27 Paesi europei, scegliendo poi 14 provvedimenti di eccellenza nei cinque ambiti della vita di una donna (v. allegato): Procreazione, Lavoro, Famiglia, Rappresentanza Politica, Violenza. Lo scopo è estendere le migliori leggi europee a tutte le donne, circa 200 milioni in Europa, indipendentemente dal Paese di residenza. Con rammarico, si rileva che tra i 14 provvedimenti non è presente nessuna legge italiana.


SCEGLIERE DI PROCREARE
1. Educazione sessuale (Danimarca):per l’educazione alla sessualità nella scuola
primaria, per i centri di pianificazione familiare attrezzati con un sito internet che fornisca informazioni didattiche al personale incaricato.
2. Contraccezione (Paesi Bassi): per l’accesso alla contraccezione diretta, libera
e gratuita. Lo Stato assicura informazioni, disponibilità e gratuità per minori e donne adulte.
3. Aborto (Svezia): per il rispetto della libertà delle donne di disporre del proprio corpo. Il termine legale deve essere di almeno 12 settimane, raggiungendo al massimo 18 settimane.
FAMIGLIA: oasi d’affetto o trappola per le donne?
4. Matrimonio (Austria): per il primato concesso al matrimonio civile, integrando il matrimonio tra omosessuali come nella legge spagnola.
5. Divorzio (Spagna): per il dispositivo di divorzio non subordinato né una
causa, né a un periodo di riflessione. Sussiste l’obbligo di aiuto con gli alimenti.
6. Contratti d’unione civile (Belgio): per il contratto di unione civile che garantisce, come il matrimonio, diritti di alto livello aperti sia agli eterosessuali che agli omosessuali.
7. Congedi parentali (Svezia): per il suo alto livello di remunerazione del
congedo parentale basato sull’alternanza (parte del congedo riservata al padre).
8. Autorità parentale (Estonia): per l’istituzione dell’autorità parentale a partire
dal legame di filiazione, l’esercizio congiunto dell’autorità parentale anche in caso di separazione, l’attribuzione giudiziale dell’autorità ad uno dei genitori ed al suo coniuge o convivente, indipendentemente dall’orientamento sessuale.
VIOLENZA: donne maltrattate, stuprate, costrette a prostituirsi
9. Violenza coniugale (Spagna): per la sensibilizzazione verso la violenza di genere nelle scuole, perché i giovani siano in grado di decriptare le immagini sessiste della pubblicità e dei media, per la formazione di interlocutori dei
servizi pubblici sulle donne vittime di violenza, sulle misure di protezione di emergenza, per l’apertura di centri di accoglienza per le vittime, per le forti sanzioni contro gli autori di violenza abbinate a programmi di aiuto.
10. Stupro (Francia): per il riconoscimento giuridico dello stupro come reato con
ampliamento della definizione legale e campo di applicazione, per il dispositivo di udienza a porte chiuse su richiesta della vittima, per la possibilità concessa alle associazioni di essere ammesse come parte civile, per l’approccio multidisciplinare previsto anche dalla legge spagnola.
11. Prostituzione (Svezia): per l’abolizione di fatto della prostituzione, per la penalizzazione del cliente, per l’impunità concessa alle prostitute, per la creazione di centri di accoglienza volti a favorire il reinserimento sociale con attenzione
particolare alle vittime della tratta, per per le campagne di informazione sviluppate in collaborazione con diversi ministeri (Salute e Interni), per la protezione alle prostitute che denunciano il protettore e la tratta.
12.Molestie (Lituania): per le disposizioni relative alle molestie presenti
sia nel Codice del Lavoro che nella Legge sulla parità tra donne e uomini.
LAVORO: l’indipendenza economica delle donne, fondamento di tutte le libertà
13. Codice del lavoro (Francia): per il Codice del Lavoro che conferma le maggiori conquiste sociali, per il regime pensionistico basato sulla logica della solidarietà.
POLITICA: quale democrazia per le donne?
14.Iscrizione della parità nella Costituzione (Belgio): per avere inserito la
parità nella Costituzione, includendo Consiglio dei Ministri e governi di Regioni e Comuni, pe il dispositivo che impone la parità assoluta e delle quote in tutte le elezioni, per l’applicazione di sanzioni dissuasive nei casi di irricevibilità delle liste non conformi alla legge.

mercoledì 7 settembre 2011

Fin che morte non ci separi...dalla casa o dal lavoro?

E' stato deciso..lavoreremo fino a 65 anni....senza diritti, senza servizi, molto probabilmente senza percepire una pensione degna per la sopravvivenza!!! Le più giovani dovranno sempre più scegliere se lavorare o avere figli, in quanto definitivamente non si avrà più il supporto delle famiglie di origine...saranno ancora tutti a lavorare e per quanto riguarda il welfare??? I tagli della finanziaria sono tali da costringere noi donne ad essere l'unico welfare di questo triste e malmesso paese, ma se siamo a lavorare chi tiene figli, anziani, diversamente abili? Comunque vada siamo sempre le più penalizzate e la condizione di parità con gli uomini sempre più lontana!

Anticipato di 2 anni l´incremento dell´età di vecchiaia, parità con gli uomini nel 2026
di Roberto Mania su La Repubblica 7 settembre 2011

Aumenta l´età per la pensione di vecchiaia delle donne anche nel settore privato. Il governo ha deciso di anticipare dal 2014 (era il 2016) l´incremento graduale dell´età che porterà le donne ad andare in quiescenza a 65 anni, contro gli attuali 60, a partire dal 2022 per effetto anche di altri due criteri previsti dalle ultime leggi: l´adeguamento alle aspettative di vita e il meccanismo delle cosiddette finestre mobili che fanno slittare di un anno l´uscita dal lavoro una volta raggiunti i requisiti per il pensionamento. Nell´arco di circa un decennio, dunque, le donne dipendenti di aziende private andranno in pensione con 65 anni, mentre quelle del pubblico impiego raggiungeranno lo stesso obiettivo nel 2012. E saranno 334 mila circa, secondo le prime stime, le donne “bloccate” al lavoro.
Nonostante il no dei sindacati (ieri l´hanno ribadito tutti, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti) il governo, schiacciato dalla pressione dei mercati e della Banca centrale europea, è intervenuto per la terza volta sulle pensioni delle donne in poco più di due mesi. A luglio aveva avviato l´aumento dell´età pensionabile, ad agosto aveva deciso di accelerare il percorso, ieri ha annunciato di voler ridurre ulteriormente i tempi. Lo stesso ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, si era sempre mostrato tiepido su un eventuale nuovo intervento sulle pensioni delle donne, ma dopo la retromarcia sui riscatti per la naia e gli anni di laurea, ha accettato il nuovo ritocco. La misura non darà risparmi immediati, ma via via, dovrebbe consentire un taglio delle spese intorno ai 4 miliardi nel 2026. Un intervento a carattere strutturale in linea con ciò che chiede la Banca di Francoforte per continuare ad acquistare, se necessario, i nostri titoli pubblici. Ieri la Confindustria, che aveva duramente criticato la versione del decreto licenziata dalla Commissione Bilancio del Senato, ha apprezzato il cambio di passo sull´Iva (l´aumento di quella ordinaria dal 20 al 21 per cento) e sulle pensioni delle donne. Restano ancora fuori le pensioni di anzianità, il cui blocco garantisce fin da subito risparmi non indifferenti, ma non è escluso che, se fosse necessario nei prossimi mesi, possa cadere anche l´ostruzionismo della Lega e di Cgil, Cisl e Uil. La tempesta sui mercati finanziari cominciata con l´estate non consente di escludere più nulla.
L´età di pensionamento delle donne crescerà lentamente attraverso un meccanismo di piccoli scalini: dal 2014 di un mese, l´anno successivo di due, poi di tre e così via fino al 2019, quando l´aumento sarà di sei mesi e resterà immutato per i successivi sette anni. Dal 2026 un ultimo scalino di un mese nel 2027. Il sistema degli scalini va incrociato poi con altri due fattori che allungano la permanenza al lavoro delle donne. Il primo riguarda le aspettative di vita. Dal 2013 (era il 2015) l´età per andare in pensione aumenterà in relazioni all´andamento della demografia. Sarà il ministero dell´Economia a fissare l´incremento per un massimo di tre mesi ogni tre anni. Il secondo fattore è quello delle “finestre mobili”, introdotto per frenare la dinamica della spesa previdenziale. Il risultato è che c´è uno scarto temporale tra la maturazione dei requisiti per l´accesso alla pensione e la possibilità effettiva di andare in pensione. Per i lavoratori dipendenti questo momento slitta di dodici mesi, per gli autonomi di diciotto. L´incrocio di tutti questi elementi porterà l´età effettiva di pensionamento delle donne a 65 anni e sei mesi nel 2022, e poi a 66 anni nel 2023 per arrivare, nel 2026, a 67 anni e sette mesi. L´anno in cui uomini e donne andranno in pensione di vecchiaia alla stessa età.

Una bellissima iniziativa

 Ancora una volta ecco che il web e nello specifico i social network portano gruppi di persone a formarsi spontaneamente ed unirsi per una giusta causa. Dal gruppo su Facebook La pubblicità sessista offende tutti, composto da donne e uomini, è partita una bellissima iniziativa che si è conclusa con l'invio di questa lettera allo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria):

"LETTERA COLLETTIVA ALLO IAP CON RICHIESTA DI INCONTRO PUBBLICO.

Spett. Iap,
dal febbraio scorso il nostro gruppo su Facebook La pubblicità sessista offende tutti, composto da donne e uomini, invia ogni mese al Vs. Istituto una mail per segnalare casi di pubblicità sessista. Questo tipo di pubblicità da una parte umilia la donna, riducendone la figura ai due stereotipi classici di oggetto sessuale e di casalinga, dall’altra svilisce l’uomo, che per fare da pendant, assume nel primo caso il ruolo di guardone e nel secondo di inetto.

Abbiamo riscontrato che nelle risposte da voi formulate si fa ricorso ai concetti di buon gusto, ironia e scherzo, che di fatto eludono la questione.
La nostra richiesta non è quella di censurare sporadicamente uno spot particolarmente offensivo, cosa che equivarrebbe ad accettare tutti gli altri sulla stessa falsariga, ma di ripensare il fenomeno nella sua interezza. Ciò va fatto sia a livello istituzionale che di enti privati come lo Iap, affinché tutti facciano la propria parte in vista di un obiettivo di civiltà, che preveda per l’Italia di:

1) rispettare le indicazioni dell’European Advertising Standards (EASA) di cui l’Italia fa parte.
2) allinearsi alle direttive delle risoluzioni comunitarie che nel 1997 e nel 2008 l’Italia ha sottoscritto e che invitano ad adottare “tutte le misure adeguate per eliminare gli stereotipi sulla divisione dei ruoli fra i due sessi e le pratiche derivanti da una concezione fondata sull’idea della superiorità o inferiorità di un sesso rispetto all’altro”.
3) aderire ai principi della CEDAW (Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne) sottoscritti nel 1980.

Scriviamo dunque oggi al Vs Istituto per proporre un incontro pubblico tra i vostri rappresentanti e altrettanti membri del nostro gruppo, presso la vostra sede o altro spazio da voi scelto, al fine di promuovere un dibattito e un confronto di posizioni costruttivo finalizzato al superamento delle nostre attuali posizioni di contrasto, incentrate su segnalazioni attraverso il modulo e vostre risposte.

Voi potreste rappresentare un importante tramite tra le imprese che aderiscono ai principi contenuti nel vostro Codice e le forze di opposizione alla pubblicità sessista, convinte che troppo stesso la posizione delle imprese sia più di facciata che di sostanza. Occorre giungere a una definizione e a una interpretazione comune e condivisa dei principi stessi.

Alleghiamo i link ad alcune delle iniziative di contrasto alla pubblicità sessista degli ultimi anni , delle quali sarete probabilmente a conoscenza, a testimonianza della crescita dell’esigenza di cambiamento, invitandovi a prendere atto che una nuova sensibilità sta emergendo sul fenomeno.
Il link al nostro gruppo è:
http://www.facebook.com/home.php?sk=group_139046259478883&ap=1
Nel ringraziare per l’attenzione restiamo in attesa di un vostro gentile riscontro"

lunedì 5 settembre 2011

Appeal to save Kate Omoregbe

http://www.thepetitionsite.com/1/appeal-to-save-kate/

On.le Sig. Presidente Della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano:
I firmatari di questa petizione, chiedono alla sua stimata persona, di intercedere nella concessione dell'asilo politico alla giovane donna Nigeriana Kate Omoregbe, la giovane donna è fuggita dalla Nigeria per non essere costretta a sposare un uomo molto vecchio e subire la conversione forzata dalla religione cattolica a quella musulmana.
In patria rischia la lapidazione o almeno lo sfregiamento con l'acido da parte dei parenti.
La ragazza è vissuta in Italia per circa dieci anni lavorando come badante, ma adesso si trova detenuta nel carcere di Castrovillari, dove sta scontando una condanna a quattro anni e quattro mesi: Kate Omoregbe finirà  di scontare la sua pena nella prima decade di settembre di quest'anno e finito il suo periodo di detenzione lei verra rimpatriata.
La ragazza ha chiesto asilo politico all'Italia, ma senza una sua preziosa intervento, un'eventuale risposta positiva riguardo il permesso di soggiorno per questa giovane donna, potrebbe arrivare troppo tardi.
I firmatari di questa petizione, la pregano, Signor Presidente, conoscendo la sua grande compassione, il suo amore per la giustizia, di essere generoso con questa ragazza e affidano a lei il futuro destino della sfortunata Kate Omoregbe.....

domenica 4 settembre 2011

Non solo corpi di donne!

Il tam tam di protesta che in questi ultimi giorni è partito da internet è arrivato (forse) a destinazione! La ditta "tette e mutande" (non è una battuta!) ovvero la 
Boobs and Bloomers....è stata segnalata al Giurì della Pubblicità e sembra che dopo i molti messaggi pervenuti sul sito della ditta abbiano ritirato le foto (almeno dal sito!).
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/08/27/sfruttamento-delle-bambine-e-allarme/

sabato 3 settembre 2011

Chi siamo e cosa facciamo!


Tipologia di attività dell'A.R.PA.(come da statuto): ambito sociale, culturale-educativo, tutela dei diritti e tutela della salute. Lo scopo principale dell’Associazione riguarda la promozione del principio delle pari opportunità di genere e la valorizzazione delle risorse femminili effettive e potenziali esistenti nel territorio, le quali sono riconosciute come elemento fondamentale per il perseguimento di un sviluppo locale socialmente sostenibile e l’ampliamento del diritto di cittadinanza.

Le sue specifiche finalità sono:
  1. Realizzare iniziative ed interventi inerenti alle Politiche Attive del Lavoro, alla Formazione e all’Orientamento Professionale con riguardo alla promozione di una cultura d’impresa;
  2. Fornire consulenza legale in un’ottica di genere;
  3. Offrire consulenza e assistenza psicologica alla componente femminile.
  4. Offrire informazioni e fornire consulenze nell’ottica della promozione e diffusione delle pari opportunità, con riguardo anche alle tematiche della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, della tutela dei diritti e della salute, in particolar modo della donna;
  5. Sviluppare indagini, studi e ricerche di carattere psico-socio-economico e storico-culturale, in maniera da rispondere alle necessità esistenti sul territorio ed anticipare i cambiamenti in atto a livello locale, in un’ottica di genere e non solo;
  6. Promuovere il diritto all’educazione ed alla formazione tramite la progettazione e la gestione di corsi di formazione secondo il principio del life long learning, con particolare attenzione alle pari opportunità. L’Associazione si propone inoltre come osservatorio permanente dei fabbisogni formativi che emergono nel contesto territoriale di riferimento;
  7. Favorire la diffusione della cultura di genere, avvalendosi dell’utilizzo e della gestione dei media tradizionali (stampa, radio e televisione) e degli strumenti informatici della comunicazione ed informazione. A questo riguardo, obiettivo dell’Associazione sarà anche quello di favorire l’attivazione di Centri di Documentazione Multimediale presso strutture esistenti o in corso di realizzazione.

A questo scopo la nostra attività si è concentrata sulle seguenti tematiche:
Tempi e spazi
  • Proposte progettuali sulla differenziazione degli orari d’ingresso e di uscita degli istituti scolastici; sul potenziamento e la differenziazione dei servizi per la prima infanzia (nursery aziendale, servizi di prossimità, flessibilità e diversificazione degli orari e dei servizi)
  • Progetto pilota per la realizzazione di un’azione positiva a favore delle lavoratrici atipiche per la custodia dei figli, volta a favorire e facilitare la loro permanenza sul mercato del lavoro
  • Progettazione di un percorso formativo volto alla diffusione della conoscenza della normativa sulla conciliazione, in particolare la legge 53/00, che favorisce la condivisione di responsabilità tra uomini e donne e la riorganizzazione dell’orario di lavoro
Laboratorio multimediale della comunicazione
  • Il progetto prevede l’utilizzo di una struttura articolata in più sale tematiche e pensata principalmente per andare incontro alle esigenze giovanili di spazi di aggregazione per lo sviluppo della creatività. L’edificio è organizzato in diversi ambienti ognuno dei quali è destinato ai vari canali comunicativi: musica, informazioni, incontri, cultura, mass-media, forum di discussione.

Intervento integrato in rete rivolto al “recupero” di persone dedite alla prostituzione nei Comuni di Massa, Carrara e Montignoso.

  • Il presente progetto vuole essere la cornice ad un quadro di interventi attorno alla problematica della prostituzione. L’obiettivo è quello, da un lato, di offrire una risposta integrata e globale attorno alla domanda di aiuto o di sostegno della persona che vive tale problematica, dall’altro attivare una presa in carico "di gruppo". La prostituzione provoca infatti una serie così complessa e innovativa di bisogni che necessita di una tipologia di intervento non isolata dall’insieme delle opportunità che la comunità locale può offrire.
Altri progetti e tematiche affrontate negli ultimi anni:
  • 2003 Attività di consulenza e docenza all’interno del Programma Comunitario Equal Gruppo Scuola Promozione di interventi di sensibilizzazione-formazione nelle Scuole Medie Superiori del Comune di Massa e Carrara dal titolo “Un laboratorio politico di cittadine e cittadini”. Il contenuto delle lezioni ha riguardato le tematiche sulla: cittadinanza e differenza di genere e democrazia paritaria. L’impianto degli interventi educativi ha seguito la struttura prevista dalle procedure della didattica laboratoriale.
  • 2003 Ricerca commissionata dalla Consigliera Provinciale di Parità della Provincia di Massa Carrara su “I servizi rivolti all’infanzia e all’adolescenza presenti sul territorio a sostegno delle famiglie con lo scopo di favorire la crescita dell’occupazione femminile e promuovere politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. La ricerca si inserisce in un’azione volta al potenziamento e differenziazione dei servizi di cura dei bambini e degli adolescenti, presenti nel territorio, a sostegno delle donne e degli uomini, al fine di favorire la diffusione di strumenti di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. A conclusione dell’indagine è stato elaborato un report e attraverso workshop sono stati indagati i bisogni delle lavoratici e dei lavoratori in alcune aziende di media dimensione presenti nel territorio. La ricerca tuttora in corso prevede la sperimentazione di servizi innovativi di family friendly al fine di creare contesti favorevoli per l’applicazione di politiche dei tempi e di conciliazione lavorativa.
  • 2003 Progetto formativo in collaborazione con ASL 1 di Massa Carrara “Le pari opportunità nell’accesso ai servizi socio sanitari materno infantili”, l’attività si prefigge lo scopo di: garantire prestazioni sanitarie di qualità utili alla prevenzione ed alla cura delle patologie o prestazioni rivolte ai soggetti fragili nell’ambito socio sanitario o di cosiddetta alta integrazione; migliorare le modalità di fruizione dei servizi socio sanitari da parte dell’utente nell’ottica della centralità del cittadino. I contenuti riguardano: comunicazione e organizzazione dei servizi; mondializzazione, trasformazioni socio economiche e percorsi migratori (aree di provenienza, differenze e percorsi di genere); le politiche di integrazione regionali, nazionali, europee legislazione e diritti di cittadinanza; lo sviluppo delle teorie mediche e dell’approccio socio sanitario nei diversi percorsi culturali; la comunicazione interculturale; le politiche di pari opportunità in Italia: dalla parità al mainstreaming; gli organismi previsti dalle leggi italiane per la promozione delle pari opportunità e per la diffusione della cultura della differenza. La metodologia adottata riguarda oltre alle lezioni teoriche, tutoring attivo, brainstorming, interazioni di gruppo, role playing.
  • 2004 Progetto Porto Franco “Insieme per i diritti” che rientra nell’ambito della programmazione politica provinciale e si pone come obiettivo generale la promozione e l’applicazione e la tutela dei diritti politici e civili. In particolare, promuove il dialogo tra gli interlocutori del privato sociale e istituzionali e la diffusione di una maggiore cultura del diritto e della tutela dalle discriminazioni.
  • 2005 Corso di formazione P.A.S. “Pari Opportunità nell’accesso ai servizi pubblici” finanziato dalla provincia di Massa Carrara settore Politiche Formative e del Lavoro attraverso il bando POR C4 rivolto a immigrati/e. Obiettivo del progetto: promuovere la conoscenza, la ricerca e l' utilizzo dei servizi, degli strumenti, delle opportunità e delle iniziative offerte in ambito territoriale dai servizi pubblici e dal volontariato sociale, nonché di rafforzare l’esercizio di una cittadinanza attiva attraverso uno strumento formativo flessibile che sia, innanzitutto, in grado di creare nei soggetti una moderna “cultura della conoscenza” e stimolare una cittadinanza attiva. Nella fase introduttiva sono stati affrontati i seguenti argomenti: informatica di base (elaborazione testi) con introduzione a internet e comunicazione interpersonale. Nella seconda fase sono state affrontate le tematiche relative a: cittadinanza, differenza di genere e democrazia paritaria; assistenza legale, informazione e orientamento sulla legislazione in tema di immigrazione; orientamento ai servizi pubblici esistenti nel territorio; sviluppo socio-economico locale; contrattualistica e normativa sul lavoro,contabilità di base.
  • 2005/06 Progetto Gender Budjet, finalizzato ad avviare sul territorio provinciale la sperimentazione della lettura del bilancio della provincia in un’ottica di genere, diffondendo nel contempo una cultura favorevole all’applicazione del principio del gender mainstreaming nelle politiche degli enti locali.
  • 2005/06 Progetto INFEA, organizzazione e partecipazione al mercatino per la promozione e diffusione di una cultura del consumo critico e pubblicizzazione di prodotti di consumo equo e solidale.
  • 2005/06 Progetto Porto Franco “Sguardi di genere tra identità e culture” che rientra nell’ambito della programmazione politica provinciale e si pone come obiettivo generale di promuovere, attraverso un percorso effettuato nelle Scuole Superiori, una lettura in chiave complessa dei processi di continuità e mutamento delle relazioni tra uomini e donne sul piano storico, sociale, politico, istituzionale e interculturale e di rendere le studentesse e gli studenti consapevoli della pluralità di opportunità e dei vincoli presenti nell’attuale realtà sociale, economica e politica.
  • 2005/06 Progetto P.I.eTR.A. “Promozione Imprenditoria e TRasmissioni Artistiche” finanziato in base alla Sovvenzione Globale Esprit Piccoli Sussidi P.O.R. OB. 3 2000-2006, sostenuto da un ampio partenariato istituzionale (Commissione Provinciale e Comunale Pari Opportunità, Accademia delle Belle Arti, Scuola del Marmo, Assessorato alla Cultura della Provincia) sulla tematica della lavorazione artistica del marmo da parte di donne svantaggiate e la promozione dell’autoimprenditoria femminile, volto quindi alla costituzione di una nuova impresa sul territorio.
  • 2006 Progetto Porto Franco “Scul(FU)tura”. Con questa iniziativa A.R.PA., in conclusione del progetto “P.I.eTR.A.”, sostiene l’ iniziativa della Cooperativa Onphalos per l’arte , nata appunto dal suddetto progetto, formata da 7 artiste internazionali che operano nel territorio Apuano, di promozione attraverso la prima mostra delle socie fondatrici.
La Cooperativa ha lo scopo di promuovere l'arte in tutti i suoi aspetti sia per i suoi membri sia per altri artisti. Svolge quindi un servizio di promozione e divulgazione, organizzazione di mostre ed eventi, corsi , seminari e in breve tutto quello che coinvolge l'arte.
  • 2007 Progetto “Belle senz’Anima”. Campagna informativa di prevenzione alle mutilazioni genitali femminili (MgF) presentata su bando del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità di Roma, Articolo 3, comma 2, della Legge 7 del 9 gennaio 2007 "Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile". A.R.PA. ha presentato questo progetto con il patrocinio della Provincia di Massa Carrara, del Centro Donna provinciale e dell’ASL 1 di Massa Carrara e con il partenariato di Associazioni del territorio. Punteggio ottenuto superiore ai 65, non finanziato per esaurimento fondi.
  • 2009/2010 Progetto “DIREVITA”. Azioni di prevenzione contro la violenza alle donne presentato su Bando del Ministero delle Pari Opportunità, capofila del progetto la Provincia di Massa-Carrara.
L’associazione A.R.Pa. ha gestito la fase della comunicazione del progetto Direvita, dall’ individuazione del target di riferimento, alla scelta dei fornitori per l’ideazione grafica dell’immagine, alla distribuzione del materiale informativo, all’ideazione degli slogan per la campagna radiofonica, che ha rappresentato l’ultimo step della campagna di comunicazione. Successivamente alla stampa e distribuzione del materiale informativo, avvenuta nei primi mesi dell’anno, nel mese di luglio 2010 è stata attuata la campagna di comunicazione radiofonica che è durata un mese. Sono stati presi contatti con tre mediatrici linguistiche di lingua araba, rumena e albanese messe a disposizione dall’ass.ne Casa Betania che hanno realizzato gli spot per la pubblicizzazione radiofonica dei servizi offerti del progetto. E' stata effettuata attività di registrazione in MP3 degli spot della campagna antiviolenza nelle varie lingue (italiana, araba, rumena e albanese) poi forniti allo studio di registrazione che ha poi provveduto alla messa in onda.